Se si soffre di mal di testa, la soluzione non è sempre semplice da trovare. A volte, infatti, si finisce col provare numerose terapie, senza riuscire a combattere davvero il fastidio. Abbiamo chiesto qualche consiglio alla dr.ssa Giovanna Bellini, specialista in neurologia.
Mal di testa frequente: quali possono essere le cause?
Le cause di un “mal di testa” possono essere le più varie. Per poter però fare una sintesi delle cause principali, anzitutto dobbiamo partire dalla definizione. Il “mal di testa” definito “cefalea” in termini più tecnici, è di per sé un termine generico, che indica semplicemente un dolore localizzato alla regione cranio/facciale, per inquadrarlo dal punto di vista eziopatogenetico, cioè dal punto di vista appunto delle cause che lo determinano, si utilizza una classificazione internazionale delle cefalee, fornita dalla Società Internazionale delle Cefalee (Intenational Headache Society – IHS), che suddivide le cefalee/algie cranio facciali in due grandi categorie, primarie e secondarie.
Le primarie sono quelle cefalee che sono patologia/sintomo di per sé, determinate da predisposizione del soggetto e non sottendono altre patologie, le secondarie, invece, si intuisce dalla definizione stessa, sono cefalee/algie facciali, manifestazione di un altro problema sottostante e sono, quindi, secondarie a tale malattia di cui rappresentano una manifestazione. Esempi comuni possono essere la cefalea/algia facciale da sinusite, la cefalea da abuso acuto di alcol, “sbronza”, da non confondere con la cefalea primaria (emicrania), scatenata da piccole quantità di alcolici.
Quindi, già da questa premessa si comprende che quando si sente dire “ho mal di testa… ho cefalea”, in realtà si sta a indicare semplicemente il distretto corporeo in cui è localizzato il dolore, ma non si può evincere da questo se la manifestazione sintomatologica sia primaria o secondaria, pericolosa o meno, progressiva o meno.
Quindi, è bene chiarire che non si può prescindere da una visita neurologica, ne da una accurata anamnesi, relativa alla storia familiare, clinica remota e prossima del paziente, né tanto meno da quella farmacologica dello stesso. La visita del paziente permette da subito di indirizzare il clinico verso una forma primaria o verso una secondaria.
Per quanto riguarda le primarie, poi, a fare diagnosi specifica, etichettando quindi la cefalea di quel paziente, ci aiuta la classificazione IHS di cui accennavo prima, che prevede criteri, sintomatologici e temporali, che permettono di distinguere Emicrania, Cefalea Tensiva, Cefalea a Grappolo e altre cefalee autonomico-trigeminali. Ma anche qui non è così semplice perché, se si vuol essere precisi, basti pensare che esistono sotto-classificazioni dell’emicrania, con e senza aura, dove per aura s’intendono quei sintomi che generalmente precedono l’esordio della fase del dolore, aura che a sua volta si distingue in visiva, sensitiva o motoria, tanto per essere sintetici, ma si potrebbe continuare con altre sottoclassi.
Sempre per dare un’idea della complessità della classificazione che deve essere messa in atto dallo specialista, basti pensare che oltre alle principali classi di cefalee primarie c’è un intero capitolo denominato “altre cefalee primarie”, tra le quali si possono citare a titolo informativo la cefalee da tosse, a rombo di tuono, da attività sessuale, da freddo, primaria trafittiva, ipnica, “mummulare”.
Quindi, alla domanda generica “quali possono essere le cause” del mal di testa, si risponde “molteplici, dalla predisposizione personale/familiarità alla presenza di infezioni, disfunzioni posturali o dell’articolazione temporo-mandibolare, terapie, febbre, traumi, masse intracraniche…”.
Emicrania e cefalea: quali sono le differenze?
In parte, la risposta è già nella risposta alla precedente domanda; in sintesi, l’emicrania è un particolare tipo di cefalea, classificata come primaria; per fare un paragone, se diciamo “un paziente” e poi lo identifichiamo come “Mario Rossi”, è come se dicessimo “una cefalea” e poi la identifichiamo come “emicrania con aura”, ad esempio.
Quando il mal di testa deve farci preoccupare?
Ci si deve preoccupare quando, pur essendo cefalagici noti, ad esempio emicranici, abbiamo un mal di testa “diverso da tutti gli altri”, “più intenso di tutti gli altri” mai avuti, e soprattutto se si associa ad altri disturbi, come uno stato confusionale, deficit di forza a un braccio o a una gamba, se c’è deviazione della rima buccale, vomito, siamo ipertesi o assumiamo anticoagulanti, poiché potrebbe essere una cefalea secondaria a emorragia cerebrale spontanea.
Ci si deve preoccupare, se il mal di testa è di alta intensità ed è associato a una febbre molto alta e stato confusionale con rigidità nucale, che non risponde ai normali analgesici, poiché potrebbe essere la spia di un’infiammazione delle meningi; e ancora, se è associato a un episodio di perdita di coscienza, o si presenta a seguito di un trauma cranico, a maggior ragione se siamo in terapia con farmaci che fluidificano il sangue.
Un altro mal di testa che può preoccupare è quello che insorge in un paziente, senza storia di cefalea, che diventa lentamente più ingravescente e si presenta sempre più spesso, in particolar modo se scatenato da colpi di tosse o dopo sforzo fisico, magari associato a vomito a getto, poiché potrebbe trattarsi di una cefalea secondaria a una massa intracranica, a maggior ragione se già il paziente ha una storia di una patologia tumorale che può dare metastasi cerebrali.
In tutti questi casi, è indicata una neuro-immagine in tempi brevi o brevissimi, ad esempio una Tac cranio per escludere masse o ictus, oppure una risonanza magnetica per completare le indagini in sospette encefaliti o meningiti.
A RISPONDERE ALLE DOMANDE:
Dr.ssa Giovanna Bellini
Specialista in Neurologia