Leucemia linfoblastica acuta: bambini meno soggetti se frequentano asili e ludoteche

Il sistema immunitario dei bambini mandati all'asilo o in quei centri di congregazione si svilupperebbe maggiormente contrastando persino la leucemia

Articolo aggiornato il 1 Maggio 2008

Asilo
Chi ha figli piccoli assiste spesso con troppa frequenza al fatto che i bambini mandati all’asilo, così come in qualsiasi altro luogo condiviso insieme ad altri coetanei, molto spesso finiscono col contrarre le malattie più comuni, dalle forme influenzali, alle malattie da raffreddamento in genere, comprese le comuni patologie esantematiche che tanta cura e dedizione richiedono da parte di genitori e di quanti si prodigano con i piccoli pazienti.Ma oggi potrebbe esserci una notizia un po’ insolita ma che se fosse del tutto acclarata farebbe “digerire” i comuni malanni ai genitori di buon grado, atteso che dalla Università della California a Berkeley in America, un gruppo di scienziati, dopo ben 14 studi effettuati su una popolazione di 20 mila bambini, hanno concluso il proprio lavoro scientifico asserendo che i bambini che frequentano asili e comunque ogni altro luogo in comune con altri bambini, hanno il 30% in meno di possibilità di sviluppare una malattia importante quale la leucemia linfoblastica acuta.
Cenni sulla leucemia linfoblastica acuta
Parliamo di un tumore del sangue che nell’infanzia trova la sua massima espressione, vista l’incidenza della malattia che si evidenzia nell’età che va dai 3 ai 5 anni e consiste in un accumulo di cellule malate tumorali a carico del midollo osseo che vanno diffondendosi da quella sede ai vari organi. E’ tuttavia una malattia curabile nell’80% dei casi con periodi di remissione e di acuzie abbastanza lunghi prima di giungere alla guarigione, dopo diversi cicli di chemioterapia.
La leucemia linfoblastica acuta ha un’incidenza sui bambini in ragione di un ammalato su 2.000 bambini sani e secondo i ricercatori americani che hanno eseguito lo studio portando i dati emersi ad un importante Congresso Londinese circa le novità in campo mondiale sulla leucemia infantile, la motivazione per cui si assisterebbe a questa minore incidenza di casi in quei soggetti che frequentano luoghi condivisi con altri bambini, risiederebbe nel fatto che le infezioni più comuni, quasi sempre a carico delle prime vie aeree e determinate da virus parainfluenzali potrebbero avere un ruolo nel contrastare la patologia tumorale, il meccanismo secondo il quale ciò avvenga non è del tutto chiaro, anche se non si esclude la possibilità che l’andare incontro a tutta una serie di infezioni ricorrenti determini nel piccolo organismo una sorta di “irrobustimento” del sistema immunitario costituendo la vera arma efficace contro la leucemia, almeno in quella forma. Del resto, l’evidenza che quei soggetti che per tutta una serie di motivi venivano esclusi da una fase di socializzazione non avevano un sistema immunitario particolarmente “allenato” per contrastare eventuali infezioni compresa la possibilità di opporsi alla leucemia, xsarebbe stata la riprova a quanto scoperto.
C’è da dire che lo studio, pur se con tutti i crismi di un importante lavoro scientifico non è ancora giunto a quelle conclusioni definitive in grado di ingenerare o meno il dubbio che il contrasto a questi tumori dell’infanzia possa darlo il sistema immunitario, ma l’evidenza delle conclusioni farebbe propendere gli studiosi ad annettere un ruolo importante rappresentato dalle difese naturali dell’organismo. Così come, gli scienziati sarebbero giunti ad un’altra osservazione degna di menzione, ovvero, in 12 studi effettuati dal team americano sarebbe emerso che tale protezione naturale era più evidente nei bambini che frequentavano luoghi pubblici ma sarebbe meno evidente in quei bambini appartenenti a famiglie numerose rispetto a quelli con meno fratelli e sorelle.
“Combinando insieme questi risultati abbiamo avuto piu’ testimonianze del fatto che l’effetto protettivo sia reale”, spiega Patricia Buffler, responsabile del lavoro. Uno studio importante anche secondo Edward Copisarow dell’Associazione britannica Children with Leukaemia. “Queste scoperte sono cruciali – dice alla Bbc online – perche’ e’ la prima volta che i risultati di tanti studi rilevanti sono stati messi insieme, e mostrano che c’e’ davvero un effetto scudo”.

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