Articolo aggiornato il 10 Gennaio 2012
I pazienti in coma si trovano in uno stato vegetativo dovuto a gravi lesioni del cervello che, sino ad ora, impedivano di “comunicare” con l’esterno. Ora, grazie ad uno studio italiano e belga, gli scienziati possono rendersi conto se le aree cerebrali interessate possono ancora comunicare tra loro e quindi avere almeno un minimo di coscienza. Vi sono vari pareri su ciò che accade al cervello dei pazienti che sono in coma, basandosi, soprattutto, su dei piccoli e rari movimenti che questi ultimi usano per comunicare.
Ora è possibile riconoscere quali sono i pazienti in uno stato vegetativo e quelli che, invece, hanno un minimo livello di coscienza. Tutto ciò è possibile valutando l’esistenza di comunicazione tra le varie aree cerebrali. Come accennato prima, sino a questo momento i medici si basavano su il movimento di alcune parti del corpo, soprattutto, gli occhi per valutare il livello di coscienza, solitamente, purtroppo, molto rari. Le nuove metodiche sono il risultato di uno studio condotto dai ricercatori del Diparimento di scienze cliniche “Luigi Sacco” dell’Università degli Studi di Milano, guidati dal dottor Marcello Massimini, e da quello del Coma Science Group di Steven Laureys dell’Université de Liège, in Belgio.
Lo studio ha coinvolto 17 pazienti gravemente cerebrolesi differenziando quelli in uno stato vegetativo e con un minimo livello di coscienza. Queste differenze sono state valutate mediante degli esami specifici, stimolazione magnetica transcranica (Tms) ed elettroencefalogramma (Eeg). Grazie a queste metodiche, effettuate direttamente nel letto del paziente, si può individuare il livello di coscienza se è completamente assente o se è presente almeno anche in piccole parti, e quindi la comunicazione esistente tra le aree cerebrali.