Un laser ha rivoluzionato le operazioni cardiologiche

medico cardiologo cuore
Foto Pexels | Karolina Grabowska

All’Ospedale di Padova è stato introdotto uno strumento innovativo e all’avanguardia, in grado di effettuare in sicurezza interventi cardiologici complessi (come l’angioplastica coronarica con stent) riducendone i rischi. Si tratta di un laser che elimina le placche di calcio delle coronarie.

Questa tecnica è eseguita centri più all’avanguardia d’Europa su un pazienti già sottoposti a interventi per disostruire le coronarie senza successo.

Cosa sono le calcificazioni delle coronarie

L’angioplastica coronarica con lo stent al momento è il metodo di rivascolarizzazione più comune. Purtroppo però quasi il 15% dei pazienti riscontrano calcificazioni nelle coronarie importanti a seguito dell’operazione. “È come se ci fossero delle pietre indilatabili”, spiega Giuseppe Tarantini, presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica e direttore della cardiologia interventistica dell’Università di Padova a La Stampa. “Di conseguenza, pur utilizzando tutte le tecnologie a disposizione, lo stent non riesce ad espandersi. È come un tubicino ristretto e questo mette il paziente a rischio di infarto”.

Disostruire le coronarie: le tecniche attuali

Per disostituire una lesione coronarica calcificata al momento vengono usati due strumenti: il Rotablator, “un trapano che gira a 180mila giri al minuto e che si inserisce nella coronaria per fresare questo calcio”, spiega il professor Tarantini, che però non sempre è efficace. Con “la fresatura i residui di calcio e di placca vanno in circolo e si fermano a livello dei capillari dando origine a delle microembolizzazioni”. La seconda opzione sono dei palloni che si gonfiano a 40 atmosfere dentro la coronaria, anche in questo caso, però, ci sono rischi: “la placca calcifica ma espandendola così tanto si può spaccare la coronaria con rischio maggiore di mortalità”.

Chi rischia di più senza l’uso del laser

Alcuni pazienti (circa il 5%) non possono però intraprendere queste due strade. Uno studio americano condotto su oltre 5 mila pazienti e pubblicato su Jama Cardiology ha infatti rilevato che la presenza di calcio può aumentare da 2,6 a 10 volte gli eventi clinici successivi per i pazienti a rischio moderato. Con una percentuale di mortalità che si alza al 22 (1 paziente su 5) per livelli più elevati.

Il laser a luce fredda che elimina le calcificazioni

Ha spiegato il dottor Tarantini: “Il paziente che abbiamo operato rientra nel 5% dei casi con angina refrattaria e aveva tentato in più modi una dilatazione delle coronarie senza nessun risultato”.

L’intervento consiste nell’inserimento, nella coronaria malata, attraverso un foro praticato sull’arteria radiale del polso, della sonda laser collegata a un generatore. Quanto il laser entra in azione, “bombarda” con un fascio di luce la placca di calcio che ostruisce la coronaria. “Abbiamo inserito la sonda laser all’interno della coronaria nel paziente sveglio senza nessuna anestesia”, spiega Tarantini. “A quel punto, abbiamo acceso il fascio di luce che deve andare sulle pareti dove ci sono le calcificazioni. Per questo, abbiamo iniettato un mezzo di contrasto per cui il fascio di luce è stato deviato intorno alla parete del vaso e a questo punto, con un solo passaggio, il calcio è stato vaporizzato, un po’ come quando si fanno gli ultrasuoni per rompere i calcoli della colecisti”.

Oltre ad eliminare la calcificazione, il laser ha il vantaggio di non rompere la coronaria, perché le onde sonore agiscono selettivamente sulle sole strutture calcificate.