Esami radiografici a scopo diagnostico, come la TAC, emettono una quantità di radiazioni che possono anche risultare dannose per la salute. Con il passare degli anni il numero degli esami è aumentato di molto: infatti, secondo recenti indagini, negli Stati Uniti dal 1981 al 2005 il numero di TAC è passato da 3 a 63 milioni. La domanda che molti si chiedono è se tutte le radiazioni alle quali si viene a contatto possono danneggiare la salute dei pazienti. Allo stesso tempo però, in alcuni casi, il rischio non è paragonabile a quanto sia importante effettuare questi esami: la diagnosi precoce e l’individuazione di traumi è importantissimo per la sopravvivenza in alcuni casi e per la salute in generale. Sicuramente entra in gioco in questo caso la prescrizione, quanto questa sia veramente necessaria: esporre un paziente, che ad esempio, ha subito dei traumi, ad una dose elevata di radiazioni è importante ed indispensabile per permettere ai medici di poter agire tempestivamente; mentre esporlo, anche a quantità di radiazioni inferiori, ma frequenti, è solo un inutile rischio. Le dosi di radiazioni vengono misurate in millisievert (mSv): una dose elevata si aggira intorno ai 20 mSv. Per quanto riguarda la TAC, di recente è stato messo a punto un apparecchio, chiamato Veo, che permetterà di eseguirla con una dose molto bassa di radiazioni (si parla di non più di 1 mSv).
Differenze tra i vari esami diagnostici
Esami radiologici sempre più frequenti (soprattutto radiografie e TAC) sono stati sottolineati da alcuni studi, i cui risultati sono stati presentati durante il congresso della Società di Radiologia Nordamericana (Rsna): i dati parlano di un incremento del 600 per cento negli ultimi 30 anni. È tantissimo. Come è logico pensare le radiografie al torace, alle ossa, sono, insieme alla TAC, le analisi a scopo diagnostico maggiormente effettuati (molte volte anche abusando troppo). Altri esami come Pet, scintigrafia, e coronarografia, sono molto più specifici, e vengono prescritti in casi di sospette patologie gravi o medio-grave. Paragonando la dose di radiazioni emesse da un esame o dall’altro si può notare una differenza marcata: una radiografia al torace in proiezione anteroposteriore, determina l’esposizione a 0,02 millisievert, mentre una Tac, sempre, del torace equivale a effettuare 385 radiografie del torace. Invece, sottoporre un paziente ad una Tac coronarica a 64 strati, per individuare patologie coronariche, equivale a circa 600 radiografie del torace.
I danni causati dalle radiazioni
Le radiazioni possono essere responsabili di due tipi di danni: il primo viene causato da una quantità molto superiore a quella normalmente usata negli esami a scopo diagnostico, ha un effetto diretto, e provoca un danno ben visibile, come se fosse un ustione. Il secondo effetto viene chiamato stocastico, ossia si basa sulla statistica e proprio per questo motivo si riferisce ad un numero di pazienti elevato, non dipende completamente dalla dose (potrebbero essere anche molto piccola), e aumenta il rischio di insorgenza di una patologia tumorale basandosi anche sulla frequenza. Secondo gli esperti, come è logico pensare, minore è la frequenza e la quantità di radiazioni a cui si è sottoposti minore è il rischio. Per questo motivo la ricerca sta puntando sullo sviluppo di nuovi apparecchi che emettano una dose di radiazioni molto inferiore, anche perché gli esami diagnostici, come accennato prima, sono importanti per la diagnosi precoce e la salute.