La sindrome sgombroide è una patologia ancora poco conosciuta, insieme ai sintomi, la prevenzione e le cure, ma molto più diffusa di quanto si possa pensare, pertanto se sei un’irriducibile amante del sushi, o più in generale del pesce, è il caso che ti fermi a leggere il seguente articolo che punta il focus su questa sindrome. Ma procediamo con ordine…
Cos’è la sindrome sgombroide?
E’ una intossicazione legata all’indigestione di prodotti ittici che sono stati conservati male o tenuti, per lungo tempo, a temperatura ambiente, dunque non idonea alla loro conservazione.
Il mediatore chimico responsabile di questa patologia è l’istamina una sostanza tossica che si produce, in quantità abbondanti, durante il processo di degradazione del pesce.
Questa sindrome viene registrata con maggiore frequenza nei pesci a carne rossa, appartenenti alla famiglia Sgombridae (non a caso il nome della sindrome è evocativo) come tonno, tonno pinna gialla, tonnetto striato, sgombro, lampuga, sardine, arringhe, cheppie ed acciughe. Tutti questi pesci sono infatti ricchi di istidina, ovvero un amminoacido, presente in natura nella loro superficie, che si trasforma a contatto con l’aria in istamina, trovato nel tessuto dei pesci in decomposizione, mal conservato o lavorato.
I sintomi
I sintomi sono repentini oltre che facilmente riconducibili e di solito sono: arrossamento della pelle, eritema, cefalea pulsante, crampi addominali, nausea, diarrea, tachicardia, edema glottide, bocca che brucia più raramente ipertermia o perdita della vista e si manifestano tutti entro i primi 10-30 minuti dall’ingerimento e potrebbero essere avvertiti fino ad uno, due ore dopo.
Inoltre i soggetti interessati da asma potrebbero avvertire problemi respiratori come dispnea o broncospasmi.
I sintomi elencati potrebbero perdurare per quattro-sei ore, fino ad un massimo di due giorni.
Cose da sapere e prevenzione
Occorre sapere che questo tipo di reazione innescata non è evitabile con la cottura: l’istamina è una sostanza tossica che non viene distrutta dalle normali temperature di cottura (gli amanti del pesce crudo e/o del sushi possono tirare un respiro di sollievo). Cottura, congelamento, inscatolatura e affumicatura non potranno scongiurare il rischio di questa tossina nociva, pertanto l’unica misura di precauzione che si può adottare è essere a conoscenza della provenienza del pesce e tranquilli che abbia rispettato la catena del freddo. Purtroppo per noi consumatori non è possibile percepire la tossicità del prodotto dal gusto, che rimane inalterato conservando la propria composizione organolettica. Oltre alla sindrome sgombroide, un altro pericolo per la salute collegato al consumo di pesce non conservato correttamente è l’Anisakis, un parassita che si può trovare nel pesce crudo.
Cure
Gli antistaminici, tra cui la difenidramina e la cimetidina , sono i farmaci deputati alla cura di questa intossicazione, che tuttavia non desta particolari preoccupazioni, non essendo una sindrome particolarmente grave.
Al contrario potrebbe diventarlo se si ha un interessamento di tipo respiratorio, in quel caso la soluzione è recarsi immediatamente in pronto soccorso, dove verranno somministrati farmaci ad infusione liquida e broncodilatatori come supporto alla respirazione.
Sindrome sgombroide o allergia?
Grandi quantità di istamina vengono liberate dal corpo in seguito a reazioni allergiche, scatenando prurito, problemi respiratori, eruzioni cutanee, motivo per cui la sintomatologia della sindrome sgombroide potrebbe essere confusa con quella di una reazione allergica.
L’allergia al pesce è tutta un’altra cosa però, è una reazione del sistema immunitario che riconosce nel pesce un allergene, scatenando la produzione di anticorpi.
Altre persone inoltre sono istamino-sensibili, pertanto risultano essere più sensibili di altre all’ingestione di questa sostanza, accusando di conseguenza più facilmente problemi.