La notizia l’ha data il Corriere della Sera, la settimana scorsa, e subito ha avuto l’approvazione di molti portali di medicina e di ricerca, che in questi giorni stanno parlando proprio di questo fatto: si tratta della nostra mente e della concezione che essa ha della giustizia.
Secondo recenti ricerche ricevere un trattamento equo e essere “vittima” di un giusto provvedimento, farebbe molto bene; la qualita’ del senso di appagamento della giustizia equivarrebbe dunque a una bella mangiata o a un momento in compagnia della persona che amiamo.
Il trattamento equo dunque, secondo quanto i ricercatori hanno scoperto, sarebbe un bisogno primario dell’essere umano, il quale lo sente dal profondo e senza non riuscirebbe a vivere.
Come spiegare allora le ingiustizie che ci sono nel mondo se l’essere umano ha sete di giustizia e di verita’? Gli scienziati della UCLA non lo spiegano, ma riconoscono che ci deve essere una giustificazione del male che lo renda necessario come il bene.
Le sensazioni di appagamento del giusto trattamento provengono, secondo i ricercatori, dallo «striato» e dalla corteccia prefrontale ventromediale. In queste zone del cervello giacciono le sedi delle emozioni primarie.
Lo studio del processo di formazione del senso di giustizia, secondo gli scienziati potrebbe essere utile per l’approfondimento di alcune malattie mentali e di disturbi psichici gravi, come per esempio l’autismo.
Per saperne di piu’
La giustizia: ha sede nel cervello
Secondo recenti ricerche ricevere un trattamento equo e essere "vittima" di un giusto provvedimento, farebbe molto bene; la qualita' del senso di appagamento della giustizia equivarrebbe dunque a una bella mangiata o a un momento in compagnia della persona che amiamo.
