L’ischemia indica una condizione patologica che si verifica nell’organismo, nel momento in cui viene a mancare il necessario apporto di sangue. Si tratta di una situazione piuttosto grave, che può colpire diversi organi e tessuti, come il cervello, il cuore, i polmoni, i reni, l’intestino e il midollo. Ne esistono fondamentalmente due tipologie, quella transitoria e quella permanente, a seconda di quanto tempo si prolunga la mancanza di afflusso di sangue. In quasi tutte le manifestazioni si riscontrano sintomi come oppressione e soffocamento, anche se il quadro sintomatologico specifico varia in base all’organo interessato. Le linee guida definiscono l’approccio d’urgenza che si deve avere nei confronti di situazioni di questo genere.
I sintomi
I sintomi dell’ischemia variano in base alla parte del corpo in cui si manifesta l’attacco. In generale, sintomi comuni a tutti i tipi sono il senso di oppressione e di soffocamento. Queste sensazioni sono determinate dal fatto che il sangue non riesce a scorrere normalmente nei vasi sanguigni. In caso di angina pectoris, si ha come un senso di schiacciamento toracico, che è accompagnato e seguito dal dolore, il quale tende ad estendersi, fino ad interessare anche il braccio sinistro, le spalle e la bocca dello stomaco.
Proprio il dolore toracico si riscontra anche nel caso delle coronaropatie e degli infarti miocardici. Altri sintomi sono l’edema polmonare, la mancanza di fiato, i soffi cardiaci, con sbalzi di pressione arteriosa. Nell’ischemia cerebrale si riscontra emorragia cerebrale.
Le tipologie
Prendendo in considerazione le tipologie dell’ischemia, si deve fare una distinzione fra transitoria e permanente. La prima forma si verifica quando l’afflusso di sangue si interrompe improvvisamente, perché è richiamato, in grande quantità, verso un’altra zona del corpo. Le tipologie transitorie sono l’angina pectoris, l’angina abdominis e la vascolarizzazione da freddo.
Nella forma permanente non si ha una mancanza di afflusso di sangue temporanea, ma prolungata nel tempo. In questi casi si possono verificare dei danni permanenti ai tessuti, che arrivano alla necrosi. Rientrano in questo secondo gruppo l’ischemia polmonare, intestinale, cerebrale, coronarica, cardiaca (infarto del miocardio) e l’ictus.
Le linee guida
Le linee guida per l’ischemia indicano l’attuazione di un procedimento d’urgenza, che si esplica attraverso un ricovero immediato in ospedale. Qui devono essere accertate le cause dell’ischemia e la tipologia dell’attacco. Solo in questo modo, infatti, si può passare alle cure più adeguate, che hanno come obiettivo il recupero delle funzioni vitali e del funzionamento respiratorio e cardiaco.
Le terapie variano a seconda della tipologia dell’attacco ischemico. Per esempio, per le forme transitorie si può usare una cura immediata a base di acido acetilsalicilico e poi la ticlopidina. Per l’ictus è previsto il controllo delle funzioni vitali, per poi passare, dopo la stabilizzazione del paziente, al recupero delle altre funzioni dell’organismo.
Per l’infarto miocardico, le linee guida suggeriscono una terapia a base di aspirina, morfina, ossigeno, betabloccanti e nitrati. Può essere necessario anche eseguire un’angioplastica coronarica. L’intervento chirurgico, in ogni caso, può essere previsto in qualsiasi forma di attacco, per favorire il riafflusso del sangue e il meccanismo di rimessa in funzionamento degli organi danneggiati.