L’alimentazione può essere di aiuto per chi soffre d’ipertrofia prostatica?
“L’unico alimento di cui si conosce un effetto negativo è il caffè, che costringe la vescica e stimola la diuresi; siccome l’ipertrofia prostatica rende difficoltosa la minzione, ad ogni tazzina di caffè corrisponde un calvario”.
Quali sono i sintomi che devono fare da campanello d’allarme?
“La necessità di andare spesso al bagno e di avvertire una nuova necessità anche un’ora dopo; la sensazione di non aver completamente svuotato la vescica; la forza del getto che diminuisce sempre più, fino a diventare un gocciolatoio e l’esigenza di andare spesso al bagno la notte sono tutti sintomi che, alterando la qualità di vita, portano a consultare uno specialista”.
Quali cure risultano più efficaci?
“L’urologo ha proposto, nel tempo, una serie di soluzioni chirurgiche, quando la terapia medica non era in grado di controllare i sintomi. Dalla prostatectomia radicale, con grande cicatrice pelvica, si è passati, nel tempo, ad una chirurgia sempre meno invasiva, per diminuire complicanze e degenze ospedaliere. La prostatectomia per via transuretrale è apparsa per tanto tempo una valida soluzione, vista la minore invasività e l’impiego di un canale fisiologico. Purtroppo, per prostate superiori a 70-80 cc, tale intervento è risultato palliativo, per cui è stata proposta l’embolizzazione arteriosa: si tratta di una iniezione di microparticelle all’interno delle arterie prostatiche, con lo scopo di arrestare il flusso arterioso alla prostata ingrandita, causando una ischemia, una necrosi e una riduzione volumetrica. Quel tanto che basta ad eliminare il catetere vescicale a permanenza e tornare ad una vita “più normale”.
Per contattare il dott. Stefano Pieri potete chiamare il numero 3711355638