Articolo aggiornato il 21 Gennaio 2016
L’insufficienza cardiaca può essere sia cronica che acuta – oltre ad avere cause, sintomi e cure diverse – e, più precisamente, si tratta di una incapacità del cuore di pompare sangue a sufficienza per adempiere appieno alla normali necessità dell’organismo e dei suoi organi: il cuore non riesce a spingere il sangue nelle arterie con forza e ciò favorisce il ristagno di liquidi nei polmoni e nei tessuti periferici. L’insufficienza cardiaca – nota anche come “scompenso cardiaco” – è definita “acuta”, quando fa la sua comparsa in seguito a un evento improvviso – come può essere un infarto – “cronica”, invece, se nasce e si sviluppa lentamente. Ma qual è la sintomatologia di questa patologia? Quale il trattamento da svolgere? Scopriamo di più in merito.
Le cause
Le cause di questa malattia possono essere diverse. L’insufficienza cardiaca potrebbe svilupparsi in seguito a una lesione cardiaca – per esempio, dopo un infarto del miocardio – ma anche a causa di una disfunzione valvolare o di ipertensione arteriosa – pressione sanguigna alta – e non solo: malattie delle valvole cardiache, anemia, malattie della tiroide, embolia polmonare, aritmie, coronaropatie, lupus eritematoso sistemico – che è bene conoscere approfonditamente – emocromatosi, amiloidosi, sarcoidosi, precedenti attacchi di cuore, colesterolo alto, infezioni a carico del cuore, reazioni allergiche, cardiopatie congenite, cardiomiopatie, endocarditi, miocarditi, diabete, età avanzata e insufficienza renale – i cui sintomi sono diversi – possono essere altri fattori di rischio da non ignorare, in quanto aumentano il lavoro del cuore e, con il tempo, possono condurre a un’insufficienza cardiaca.
I sintomi
I sintomi non sempre sono chiari e, a volte, negli stadi iniziali della patologia possono non presentarsi. Il sintomo più importante ed evidente è la dispnea – cioè, la difficoltà respiratoria – causata dalla congestione dei polmoni che, nei casi lievi, compare soltanto dopo sforzi intensi mentre, in quelli gravi, è accompagnata da tosse e dall’impossibilità di dormire sdraiati: spesso, infatti, chi ne soffre è costretto a riposare seduto per poter riuscire a respirare. Altri sintomi sono debolezza e affaticamento – a causarli è la mancanza di sangue nei muscoli – oltre che difficoltà di concentrazione, confusione, ansietà, perdita di memoria e insonnia, dovute alla diminuzione di sangue nel cervello. Nella fase iniziale dello scompenso cardiaco può capitare il verificarsi dell’aumento di diuresi – in special modo, durante la notte – e l’aumento di liquidi negli arti inferiori, che sono causa di edema a gambe e piedi. Anche gonfiore o dolore addominale, nausea, edema polmonare, mancanza di respiro, indebolimento del polso, cianosi, palpitazioni, tachicardia e inappetenza possono verificarsi.
La diagnosi
Alla comparsa dei sintomi, è necessario rivolgersi al medico specialista che potrà così effettuare una corretta diagnosi, tramite l’analisi della sintomatologia e alcuni esami di funzionalità cardiaca: radiografia del torace, elettrocardiogramma, ECG dinamico secondo Holter, ecocardiogramma, esame sotto sforzo, scintigrafia, risonanza magnetica, tomografia computerizzata e cateterismo cardiaco sono fra questi. Oltre al cuore, saranno valutati anche i polmoni, l’addome e le gambe e verranno richieste delle analisi del sangue per escludere la presenza di eventuali altri disturbi. Come sempre, è bene ricordare che un intervento tempestivo aumenta le possibilità di guarigione evitando, soprattutto, complicazioni come insufficienza renale, valvulopatie, infarti, ictus, danni epatici e morte improvvisa.
Le cure
La terapia dovrà combattere, prima di tutto, la malattia causa dell’insufficienza cardiaca: i farmaci da assumere variano, quindi, da caso a caso. Per quanto riguarda le cure circa lo scompenso cardiaco vero e proprio, si tratta di medicinali che aumentano la contrattilità del cuore e ne diminuiscono il lavoro: ACE-inibitori, betabloccanti, fluidificanti del sangue – cioè, anticoagulanti – e farmaci diuretici. Nei casi più gravi, potrebbe essere necessario ricorrere alla cardiochirurgia – per riparare o sostituire una eventuale valvola difettosa – all’impianto di un dispositivo cardiaco o ancora a un trapianto di cuore, se si tratta di uno scompenso cardiaco ancora più grave e irreversibile che potrebbe causare la morte.
La dieta e i rimedi naturali
Oltre a ciò, è importante migliorare il proprio stile di vita per fare prevenzione ed evitare un peggioramento della malattia. Occorrerà seguire un’alimentazione sana, fare dell’attività fisica moderata, eliminare alcol e fumo, ridurre il livello di stress e controllare il proprio peso corporeo: è importante, infatti, evitare condizioni di sovrappeso e seguire una dieta ipocalorica riducendo, il più possibile, l’apporto di sale; causa di ritenzione idrica e di un maggiore affaticamento del cuore. Infine, tra i rimedi naturali, pare che l’estratto di biancospino possa essere di aiuto sulla sintomatologia dello scompenso cardiaco.