Articolo aggiornato il 22 Luglio 2009
Ci sono due voci che allarmano le persone quando si parla di influenza, pandemia, in luogo di epidemia e, nel caso dell’influenza H1N1, quella che inizialmente venne impropriamente chiamata febbre suina, o influenza suina, “ inarrestabile”. La parola pandemia apre scenari manzoniani di antica memoria riaccendendo paure mai sopite di morte dilagante e contagi di massa, il termine inarrestabile invece evoca l’ineluttabilità di una situazione grave cui non poter più far fronte.
In effetti si chiama pandemia, quella epidemia, in questo caso influenzale, che non coinvolge più un solo Continente ma due o più aree geografiche di più o meno pari estensione; ne deriva che non può non parlarsi di pandemia influenzale quando dai primi focolai messicani si è giunti negli Stati Uniti, in Australia e dunque in Europa. Ma facciamoci caso, non accade la stessa cosa ogni anno quando si parla di normale epidemia influenzale?
A proposito dell’inarrestabilità della diffusione del virus, inoltre, bisogna ricordare che ogni epidemia influenzale che si rispetti è, di fatto, inarrestabile, non rimanendo mai confinata, complice i continui viaggi intercontinentali che si compiono, all’interno di un singolo Continente. Vale la stessa cosa anche con l’influenza H1N1 sulla quale si era scatenata qualche mese fa un a vera e propria psicosi di massa, la stessa che riguardò l’aviaria, ad esempio e che ha all’origine l’atavica paura dell’uomo nei confronti degli agenti virali ritenuti impossibili da sconfiggere.
L’unica vera eccezione che ha avuto il virus H1N1 rispetto agli altri virus che ci hanno sempre riguardato è dovuta all’eccezionalità della sua virulenza in periodi climatici meno rigidi, fatto questo di per sé non privo di una certa anomalia, ma per il resto l’andamento della malattia dovrebbe seguire il normale svolgimento di tutte le altre patologie virali di questa portata.
Dovrà per lo meno servire l’esperienza con tale virus per sfatare l’idea sbagliata che ancora qualcuno ha a proposito delle malattie virali sia pure di tipo influenzale. Non esiste l’influenza in generale benigna o maligna, semmai esiste la minore o maggiore virulenza del virus che la riguarda, ma l’influenza indipendentemente da tutto è una patologia che come tale va tenuta in considerazione, che in taluni casi può uccidere, in Italia mediamente a perdere la vita per l’influenza sono 9.000 persone all’anno, quasi il doppio dei morti della strada, un tributo molto alto sicuramente, ma che paghiamo in larga misura per le conseguenze che il virus arreca a soggetti defedati, anziani affetti da multipatologie, cardiopatici e via di seguito, dunque un bilancio amaro ma cui dover purtroppo fare i conti e che si potrebbe anche abbassare aumentando il numero di persone vaccinate contro il virus.
L’importanza del vaccino
E a proposito del vaccino, di fronte alla minaccia che ci proviene dal CNR Media che ci annuncia le dichiarazioni di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano: che parla della possibilità di 15 milioni di italiani colpiti, e di 15-20mila morti a causa di complicanze influenzali, stavolta l’attenzione di tutti noi dovrebbe essere più alta e benevola rispetto ad un presidio, appunto il vaccino, che fino adesso si è rivelato il migliore baluardo che abbiamo a disposizione contro la pandemia che questa volta pare voglia privilegiare in prima battuta i soggetti più giovani, ovvero al di sotto dei 40 anni d’età.
Colpiti i soggetti più giovani
Questo non certo per un capriccio del virus, ma quanto invece per via del fatto che sono proprio i più giovani che negli anni passati hanno disertato in massa le vaccinazioni e dunque hanno un sistema immunitario meno preparato rispetto ad un nuovo virus, al confronto di chi, soprattutto anziani, l’ha già praticato in passato.
Dunque, nessun allarmismo in generale, atteso che già ad ottobre i vaccini saranno disponibili e così anche gli antivirali, da non assumere senza motivo e soprattutto in assenza di qualsiasi prescrizione medica. Del resto, per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ogni allarmismo sulla nuova influenza è comunque ingiustificato. “Si deve mantenere alta la guardia nel monitoraggio, ma contemporaneamente mantenere una corretta lettura di ciò che sta accadendo” (fonte ANSA) può risultare utile invece il numero di emergenza 1500 messo a disposizione del competente Ministero della Salute
Come riconoscere i sintomi
“Oggi i sintomi hanno molti tratti in comune con quelli della normale influenza. I più comuni – spiega il dott. Salvatore Badalamenti, sono raffreddore, febbre, rinite e mal gola. In alcuni casi polmoniti o sovrapposizioni batteriche. Le precauzioni da osservare ,in presenza di un paziente, sono quelle “universali”: mascherina a coprire naso e bocca, e lavarsi spesso e bene le mani”.