Ha un nome difficile da pronunciare, ma altrettanto difficile da dimenticare: lo pneumococco è l’agente patogeno che può essere additato, nella maggior parte dei casi, come responsabile delle polmoniti. Combattere o, meglio, prevenire l’infezione da pneumococco, giocando d’anticipo, è possibile, soprattutto, grazie al vaccino.
Colpevole, che si aggiudica il primo posto in termini di frequenza e incidenza, del maggior numero di casi di polmonite, lo pneumococco o, meglio, l’infezione che questo agente patogeno scatena non fa troppe differenze di sesso o fascia d’età, ma preferisce i bambini piccoli, fino ai due anni, e gli adulti non più giovanissimi. Infatti, l’incidenza delle infezioni da pneumococco sale progressivamente dopo i 50 anni di età, per raggiungere un vero e proprio picco negli over 65.
Questo patogeno può scatenare infezioni di lieve entità, ma anche “macchiarsi” di colpe più gravi, favorendo lo sviluppo di patologie complicate con un elevato tasso di mortalità. Qualche dato può delineare meglio i contorni del fenomeno: l’80% delle patologie gravi causate dallo pneumococco nelle persone adulte o anziane sono polmoniti batteriemiche, in cui l’infezione non resta confinata ai polmoni, ma invade anche il sangue, e, attraverso il circolo sanguigno, rischi di compromettere anche altri organi; nel 2010 la polmonite ha rappresentato la sesta causa di ospedalizzazione in Italia e, secondo i dati dell’ISTAT, nel 2008 ha causato il decesso di 6.905 persone con più di 65 anni.
E’ una patologia grave, che non può e non deve essere sottovalutata, quella scatenata dallo pneumococco. Grave, quanto evitabile, adottando le strategie preventive più adatte, come sottoporsi alla vaccinazione apposita.
“Oggi è possibile prevenire le patologie più gravi causate dallo pneumococco in tutte le categorie a rischio, nei bambini e nella terza età. Esiste, infatti, un vaccino coniugato 13valente che è in grado di creare una memoria immunologica che dura nel tempo. Già utilizzato per la protezione dei bambini nei primi anni di vita, questo vaccino di recente ha ottenuto l’indicazione per l’uso anche negli adulti a partire dai 50 anni di età. Questo significa che negli over 65, popolazione più a rischio come i bambini nei primi anni di vita, è sufficiente un’unica somministrazione per avere una produzione di anticorpi elevata e un’immunità di lunga durata. La coniugazione genera, infatti, una “memoria” della risposta immunitaria nei bambini, così come nei soggetti adulti spesso affetti da malattie croniche che hanno una risposta immunitaria ridotta” ha affermato Josef Schmitt, esperto nello sviluppo dei vaccini presso un’importante azienda farmaceutica.
Recentemente, il Ministero della Salute ha emanato il nuovo Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2012-2014 e, in particolare, ha uniformato la necessità di offrire attivamente e gratuitamente il vaccino coniugato ai nuovi nati di tutta Italia in occasione della vaccinazione esavalente di routine. “Finalmente la prevenzione delle malattie pneumococciche nei primi anni di vita supera le differenze regionali che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni e diventa una vaccinazione da offrire gratuitamente e proattivamente a tutti i bambini nel primo anno di vita” ha sottolineato Michele Conversano, Presidente Designato della Società Italiana di Igiene SItI.