Infarti, malattie cardiovascolari, malformazioni cardiache congenite, sono fra le cause di morte ritenute fra le più importanti, ne consegue che l’attenzione della scienza medica in direzione di quelle cause che aprono la strada a tutte quelle patologie cardiache, debba sempre essere alta.
Resta tuttavia un grande dubbio da parte della Comunità Scientifica, ovvero, se è ancora possibile delineare in maniera tanto netta quelle cause, considerati fattori di rischio primario, responsabili di generare le malattie cardiache.
Le cause che possono determinare il rischio sono note a tutti, fumo di sigaretta, malattie metaboliche, diabete, ipercolesterolemia, ipertensione, obesità, sesso per gli uomini e per le donne dopo la menopausa. Resta da capire però un altro aspetto importante, ovvero, come sia possibile che almeno il 10/15% delle persone che siano andate incontro ad un infarto o a qualsiasi altra malattia cardiaca, non presentavano questi fattori di rischio.
Infarto in assenza di fattori di rischio
Insomma ci si chiede come sia possibile che persone che non presentavano fattori così importanti che potessero far propendere per una maggiore insorgenza di cardiopatia siano ugualmente incorsi in essa. Delle ipotesi si sono cominciate a fare nel momento in cui si è visto il ruolo dell’aterosclerosi, ovvero, della patologica perdita di elasticità delle arterie che di fatto induce nel tempo a fenomeni acuti come un infarto, un ictus, se dalle pareti del vaso si stacchi un frammento, un coagulo e quant’altro, oppure a forme di sofferenza di un organo se la quantità di sangue e di ossigeno sia minore di quella richiesta, nel caso in cui si sia assistito anche ad un restringimento del vaso. Ma c’è dell’altro, ovvero, la malattia aterosclerotica deve anche intendersi come un vero e proprio processo infiammatorio del vaso, di natura diversa.
Le malattie cardiovascolari in presenza di patologie autoimmuni
Il quadro si è fatto più chiaro quando ad esempio si è constatato che gli stessi ammalati di artrite reumatoide, proprio per il loro stato patologico in atto, erano a loro volta coinvolti in manifestazioni cliniche a carico dei vasi con la conseguenza di patire le stesse sofferenze che una malattia cardiovascolare determina in altri soggetti che non siano affetti da malattie autoimmuni.
La salute della bocca nella prevenzione delle malattie cardiovascolari
Ma anche questa tesi non chiarifica un altro ruolo che va facendosi strada nelle menti dei ricercatori scientifici mondiali a proposito delle malattie cardiovascolari, i quali annettono oggi più importanza a quelle lesioni a seguito di infezioni locali a livello del cavo orale, un apparato questo poco studiato, in confronto a tutti gli altri dell’organismo, ritenuto poco importante ai fini delle malattie sistemiche ed invece curato in sé e per sé per i danni che certe malattie potessero arrecare alla sola bocca. Ed invece il pensiero scientifico più moderno annette molta importanza a quelle infiammazioni della bocca, pensiamo ad esempio alle parodontiti, quali responsabili, a detta dei ricercatori, di almeno il 20% degli accidenti vascolari oggi più diffusi.
Insomma, l’evidenza del ruolo annesso alle infezioni prodotte da batteri annidatisi in bocca e responsabili anche di gengiviti e quant’altro, spiegherebbe l’insorgenza di malattie cardiovascolari in quei soggetti che sfuggivano all’evidenza di fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, come visto e dunque, in quei soggetti predisposti, le malattie della bocca devono intendersi come ulteriori fattori di rischio a tutti gli effetti di infarti e altre patologie cardiache. Che siano eventuali tossine secrete dai batteri, che sia la vera e propria infiammazione in bocca a generare tali fattori di rischio non è ancora chiaro, parrebbe più agevole ritenere invece il fatto che tali malattie orali possano costituire un fattore di rischio modificabile al variare della salute della bocca. Tant’è che laddove ci si sia mossi in direzione di una migliore corretta cura orale, gli episodi cardiovascolari sono diminuiti, ne deriva che diventa centrale anche la figura del dentista anche ai fini di una corretta prevenzione cardiovascolare nei confronti del paziente.