Indagine Covid, con le varianti i vaccini potrebbero risultare inefficaci tra un anno

L’88% degli epidemiologi sostiene che se non sarà aumentata la copertura vaccinale, in diversi Paese si potrebbero favorire nuove varianti resistenti ai vaccini

vaccini
Foto Unsplash | Steven Cornfield

La campagna vaccinale, quindi la veloce somministrazione dei vaccini, deve essere una priorità per tutti i Paesi del mondo. Da un’indagine, realizzata da People’s veccine alliance, è emerso che le varianti di Covid-19 sono destinate a prendere il sopravvento. Se questo dovesse accadere, si rischierebbe di rendere inefficaci gli attuali vaccini. Per questo motivo, viene sottolineata l’importanza di una massiccia campagna vaccinale a livello globale e in tempi brevi.

Il parere degli epidemiliogi emersi dall’indagine

L’indagine è svolta interpellando epidemiologi da 28 Paesi. Di questi, i 2/3 sostengono che abbiamo al massimo un anno per non vanificare l’efficacia dei vaccini anti Covid. Un terzo, invece, ritiene che il tempo sia inferiore, pari a 9 mesi. L’88%, inoltre, sostiene che se non sarà aumentata la copertura vaccinale, in diversi Paese si potrebbero favorire nuove varianti resistenti ai vaccini. Se questo dovrebbe accadere, gli sforzi fatti fino ad oggi per la campagna vaccinale potrebbero risultare quasi vani.

Fino a quando soltanto parte della popolazione mondiale avrà acceso ai vaccini il virus avrà la possibilità di circolare, di replicarsi velocemente e quindi di mutare”. A spiegarlo è Antonino Di Caro, virologo dell’Istituto nazionale di malattie infettive Spallanzani. “I dati di cui disponiamo oggi ci suggeriscono che non abbiamo molto tempo. Probabilmente tra i 9 mesi e un anno, prima che si sviluppino e diffondano mutazioni del virus che riducano l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili”. E aggiunge: “Questa è una guerra, e i Paesi ricchi non possono vincere da soli”.

Solo il 10% della popolazione nei Paesi in via di sviluppo, al ritmo attuale, avrà accesso ai vaccini

Secondo i calcoli, emersi dall’indagine, con la campagna vaccinale al ritmo attuale solo il 10% della popolazione, nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, sarà vaccinata entro il prossimo anno. L’indagine, inoltre, mostra quanto sia importante a questo punto garantire l’accesso ai vaccini anche ai Paesi più poveri. In molti di essi, infatti, l’attuale disuguaglianza di accesso alla campagna vaccinale darà modo alle varianti di moltiplicarsi.

Rossella Miccio, presidente di Emergency, tra le associazioni umanitarie parte del Pva, e Sara Albiani, responsabile salute globale di Oxfam Italia, spiegano che, nonostante sia ormai “evidente che solo la condivisione della tecnologia e la sospensione della proprietà intellettuale” possano garantire un aumento di dosi disponibili, ad oggi si assiste ancora “alla difesa di monopolo di Big Pharma da parte dei Paesi ricchi”.

La conseguenza è quindi quella che siano i colossi farmaceutici a decidere “chi debba vivere o morire”. Miccio e Albini spiegano inoltre che, come dimostrato dai risultati: “C’è rischio altissimo che senza un cambio radicale nelle politiche di accesso ai vaccini” siano vanificati tutti gli sforzi fatti fin ora con le varie campagne vaccinali.

Rendere accessibili i vaccini anche nei Paesi poveri significa oggi più che mai proteggerci tutti” spiegano in conclusione il presidente di Emergency e la responsabile salute globale di Oxfam.