Articolo aggiornato il 20 Maggio 2016
[veedioplatform code=”3fb5ec13c879f64e4558c40ddc76d5c8″ type=”related”] Il varicocele femminile è una patologia in grado di provocare sintomi fastidiosi e conseguenze da non sottovalutare. Diverse donne accusano dolori cronici al basso ventre, in special modo durante il ciclo mestruale e i rapporti sessuali: questa è solo una parte della sintomatologia provocata dal varicocele femminile, meglio definita come sindrome della congestione pelvica. Data l’importanza della patologia, è necessario giungere tempestivamente a una diagnosi che permetta l’inizio della terapia più adatta al caso. Come si cura questo disturbo? Cos’è, esattamente? Il dott. Stefano Pieri dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, medico chirurgo e docente in “Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia”, ci spiega in un’intervista quali sono le cause, i sintomi, i rischi e il trattamento più indicati per il varicocele femminile.Cos’è il varicocele femminile?
“La dizione esatta è “sindrome della congestione pelvica”, visto che si tratta di una dilatazione delle vene pelviche, peri-uterine e peri-pelviche, che sono identiche a quanto accade nell’uomo a livello scrotale. Per similitudine, tra gli addetti ai lavori, si banalizza parlando di un “varicocele femminile”. S’intende una eccessiva dilatazione delle vene pelviche: le vene non sono più toniche e non svolgono una funzione di sistema di trasporto a ritroso del sangue venoso; sono diventate veri e propri serbatoi di sangue, che ristagna”.
Quali sono i sintomi per riconoscerlo?
“Il sangue che si accumula tende a dare un senso di pienezza e di gonfiore. Dopo una lunga giornata in stazione eretta, tale colonna di sangue tende a diventare un peso consistente e a dare dolore, perché testimonia una cattiva ossigenazione. Il dolore diventa maggiore nei periodi di ovulazione e subito dopo i rapporti. Può essere irradiato alle gambe e associarsi, talvolta, alla comparsa di ingrandimenti venosi, in sedi atipiche rispetto alla classica insufficienza venosa (dilatazione delle safene)”.
Quali conseguenze può avere?
“A differenza dell’uomo, non è associato ad infertilità. Comporta una sensazione dolorosa presente per gran parte della giornata, che altera la qualità della vita, i rapporti di relazione e condiziona anche il lavoro”.
Come si cura?
“Come nell’uomo, occorre chiudere la vena responsabile del dolore. Per il chirurgo si tratta di un’operazione complessa, per un quadro clinico considerato abbastanza banale. Per il radiologo interventista, la chiusura delle vene è semplice: avviene dall’interno del sistema venoso, introducendo un tubicino, il cui cammino è seguito sotto i raggi X; una volta raggiunta la vena dilatata, questa può essere chiusa con un tappo o con sostanze sclerosanti; irritando chimicamente la vena, questa va incontro ad un processo infiammatorio, che tende a cicatrizzare il vaso venoso”.
Per contattare il dott. Stefano Pieri potete chiamare il numero 3711355638