Il feto: rianimazione obbligatoria dopo le 22 settimane

Polemiche e dialogo infiammato sul documento approvato nella giornata di ieri dalle universita' romane: la rianimazione dei feti abortiti che hanno piu' di 22 settimane, senza il consenso della madre, non trova attualmente univoco favore.

Articolo aggiornato il 4 Febbraio 2008

neonato
Polemiche e dialogo infiammato sul documento approvato nella giornata di ieri dalle universita’ romane: la rianimazione dei feti
abortiti che hanno piu’ di 22 settimane, senza il consenso della madre, non trova attualmente univoco favore.

Secondo l’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore il documento, firmato dai primari ginecologi delle universita’ di Roma, si basa sul principio medico dell’autonomia del feto, che a 22 settimane ha ottime probabilita’ di sopravvivenza; ci sarebbe dunque la possibilita’ di salvare una vita che si sviluppa autonomamente, senza bisogno del corpo della madre, e dunque si tratterebbe di un neonato da rispettare in quanto essere vivente a se stante, questo se superera’ la rianimazione. Dopo le 22 settimane per il feto, infatti, e’ prevista a norma di legge l’assistenza neonatologica.
Le reazioni della opinione pubblica si dividono anche per via del fatto che il contributo del Vaticano, che attraverso il comunicato odierno ha espresso la sua approvazione alla salvaguardia della vita e la sua contrarieta’ all’aborto, e in questo ambito il parere della chiesa incontra il favore anche di alcune delle rappresentanti politiche femminili, che ritengono giusto difendere il diritto del neonato a vivere.
Fra i pareri favorevoli quello del Ministro delle Pari Opportunita’ Barbara Pollastrini, che pero’ sottolinea come sia scevra da ideologie la sua posizione, che in uqesto caso pero’ ben si sposa col parere dei ginecologi e con la posizione della chiesa. “La deontologia medica deve indurre medici e ginecologi – e’ intervenuta la Ministra – a intervenire in sua salvezza”.
Pare banale quello che in realta’ banale non e’: il fatto che un feto vivo, a 22 settimane, e’ un feto vivo e non un feto morto. Di diverso parere l’attuale Ministro alla Salute Livia Turco, secondo la quale tenere in vita un bambino contro la volonta’ della madre sarebbe una crudelta’ insensata.

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