Articolo aggiornato il 28 Gennaio 2010
Che gli italiani amino il calcio non ci piove… basti vedere cosa accade la domenica in ogni parte del Paese, per non parlare delle finalissime dei Mondiali di Calcio quando la vita sembra arrestarsi in Italia. Purtroppo però gli italiani amano più il calcio…. giocato dagli altri, piuttosto che da se stessi.
Eppure il calcio giocato apporta grandi benefici al nostro fisico, come hanno dimostrato ricercatori quali Roberto Volpe del Servizio prevenzione e protezione (Spp) del Cnr, i quali avrebbero dimostrato che una sana attività fisica, come quella indotta dal calcio giocato, sia pure a livello non competitivo, ha effetti positivi sull’organismo e ciò in quanto, questo sport ha un’azione preventiva verso le malattie cardiovascolari impegnando ogni distretto dell’organismo, ha azione sulla mineralizzazione dell’osso, combatte il soprappeso, scongiurando il rischio di ipercolesterolemia, dislipidemie e diabete. Per non contare che il calcio aiuta anche la sana respirazione e la socializzazione che ne deriva, aiuta a mitigare l’ansia nell’individuo.
Anche i soggetti in età evolutiva riescono a cogliere questi benefici, come ci dice il ricercatore del CNR, “Premettendo che l’organismo di un bambino è ancora immaturo dal punto di vista scheletrico e muscolare per affrontare lo stress dell’agonismo”,il calcio praticato come gioco e ricreazione favorisce anche nei giovanissimi uno sviluppo armonioso dello scheletro e della muscolatura e aumenta la capacità di destrezza e il senso di autonomia”.
E quando si è smesso di giocare si può riprendere a farlo?
“L’importante”, sottolinea l’esperto del Cnr, è seguire alcune semplici regole: effettuare una visita di controllo (il medico deciderà se prescrivere anche un test da sforzo) prima di cominciare non solo il calcio, ma qualsiasi attività fisica che comporti un certo lavoro fisico a cui non siamo abituati; far precedere la partita da una fase di riscaldamento di almeno 5 minuti; iniziare in modo graduale (ricoprendo, ad esempio, il ruolo del portiere o del terzino classico), aumentando in modo progressivo l’intensità dello sforzo; far ‘recuperare’ l’organismo, dargli cioè il giusto tempo per riparare le microlesioni asintomatiche a tendini e cartilagini prodotte durante la partita e che, se non hanno il tempo di essere risanate, possono aggravarsi fino a provocare degenerazioni tendinee o usure cartilaginee che obbligano a lunghe sospensioni dell’attività fisica”.