L’idrocefalia è una malattia che colpisce tantissimi cani: scopriamo insieme cos’è, come si cura e quali sono i maggiori sintomi.
Chi ha avuto almeno una volta nella vita sa quanto possa essere importante il legame che si instaura con lui/lei, al punto tale da considerarlo parte della famiglia e da faticare a separarsene anche solo per poche ore. Non a caso, c’è chi sceglie una località di vacanza solo perché sa che il suo amico a quattro zampe possa essere accettato.
Sottoporlo a visite e controlli costanti resta fondamentale, in modo da poter intervenire con terapie mirate se dovessero emergere dei problemi. A volte, però, anche questo può non bastare, specialmente se si è scelta una razza che può essere a rischio idrocefalia, un problema che non dovrebbe mai essere sottovalutato.
Idrocefalia nel cane: mai sottovalutarla
Si sente spesso parlare di idrocefalia, problema che può colpire gli umani, ma anche i cani, anche se chi non è esperto in materia potrebbe non sapere con precisione di cosa si tratta e non saper bene come riconoscerla.
Questo termine identifica la situazione in cui si verifica accumulo eccessivo di liquido cefalorachidiano (LCR)all’interno del cervello. Nella maggior parte dei casi è congenito, solo raramente viene diagnosticata in seguito a situazioni quali trauma cranico, carenza di vitamina A, neoplasie cerebrali o esposizione a farmaci, prodotti chimici, batteri, virus o altre tossine.

Molto spesso l’idrocefalia congenita è frutto di una malformazione nel cucciolo, se invece viene diagnosticata in età adulta può essere la conseguenza di un tumore al cervello, edema o meningite.
Ogni razza di cani può avere una predisposizione genetica a diverse malattie, cosa che si verifica anche con l’idrocefalia, che può colpire soprattutto alcuni. Il rischio maggiore, secondo quanto emerso negli ultimi studi, sembrano averlo soprattutto gli animali di razza “toy”, ovvero yorkshire, shih tzu, pomerania, maltese, pechinese e chihuahua.
A loro possono poi essere aggiunti anche i brachicefali, ovvero gli animali dotati di cranio con dimensioni particolari, caratteristica che può metterli maggiormente in pericolo. E’ il caso, ad esempio, di bulldog e carlini, che registrano una maggiore produzione di LCR.
In genere i primi sintomi compaiono a livello nervoso, tra quelli che possono destare maggiore preoccupazione ci sono occhi che sembrano disallineati o incrociati (strabismo). andatura atassica (camminano in modo scoordinato), convulsioni, fontanella aperta (nei cuccioli), cecità parziale (può diventare totale nei casi più gravi), comportamenti strani quali girare in tondo o premere la testa contro pavimento o pareti, coma.
Si dovrebbe poi correre subito dal veterinario se si dovesse notare una dimensione anormale della scatola cranica, che può apparire più grande o sporgente del normale. Il primo strumento per diagnosticarlo è dato dalla radiografia del cranio e dall’ecografia ai ventricoli. Nei cani l’idrocefalia può incidere sul loro comportamento, non a caso possono stancarsi velocemente e avere reazioni incontrollate. Le terapie dovranno comunque essere sempre somministrate sotto stretto controllo del medico.