Articolo aggiornato il 1 Novembre 2023
Come fare prevenzione
Cos’è l’ictus ischemico? Quali sono i suoi sintomi e le sue cause? Quale terapia occorre seguire per gestirne le conseguenze nel modo più efficace? Comunemente detto “infarto cerebrale”, l’ictus ischemico ha luogo quando un’arteria che porta il sangue al cervello si ostruisce. Prive dell’ossigeno e dei nutrimenti contenuti nel flusso ematico, quindi, le cellule cerebrali cominciano progressivamente a morire. Vediamo insieme quali sono i campanelli d’allarme della patologia e quali sono i metodi riabilitativi più efficaci a cui sottoporsi dopo una diagnosi di ictus ischemico.
I sintomi
Tratto di distintivo di ictus e ischemia è la comparsa improvvisa dell’evento traumatico. L’ictus ischemico sinistro provoca conseguenze sull lato destro del corpo e viceversa. I sintomi più evidenti dell’insorgenza di un ictus ischemico sono:
- cefalea;
- repentina perdita di forze;
- formicolio, intorpidimento e/o paralisi di viso e/o braccia e gambe, in particolar modo dal lato del corpo comandato dall’emisfero cerebrale che ha subito il colpo;
- stato confusionale;
- vista appannata da uno o entrambi gli occhi;
- difficoltà a parlare e a comprendere chi parla;
- problemi respiratori;
- sensazione di vertigini;
- nausea, vomito;
- perdita di equilibrio e coscienza.
Se i suddetti sintomi durano solo pochi minuti o al massimo due ore (in alcuni casi si può arrivare anche a un giorno intero), si è in presenza di ictus ischemico transitorio, e occorre rivolgersi subito a un medico perché può trattarsi di segni premonitori di un ictus cerebrale effettivo. Un ictus ischemico transitorio non provoca danni permanenti (occorre in ogni caso intervenire il prima possibile), ma può ripresentarsi successivamente.
Cause e tipologie
L’ictus ischemico si verifica quando la quantità di sangue diretta al cervello è scarsa o addirittura nulla. La privazione di ossigeno e nutrimenti presenti nel flusso ematico e destinati al cervello, quindi, determina la progressiva necrosi delle cellule cerebrali.
La riduzione o l’improvvisa cessazione dell’apporto di sangue al cervello è dovuta a diverse cause, in base a cui si distinguono due tipi di ictus ischemico:
Oltre a essere ischemico, l’ictus può essere anche emorragico. La differenza principale tra ictus ischemico ed emorragico sta nel fatto che nell’ictus emorragico la mancata irrorazione di sangue al cervello non dipende da un’ostruzione ma da una rottura di un vaso sanguigno all’interno dell’encefalo o sulla superficie del cervello.
Localizzazione dell’ictus ischemico
In base all’area del cervello interessata, si distinguono diversi tipi di ictus ischemico:
Come fare prevenzione
In particolar modo dopo i 50 anni e in presenza di casi di ictus ischemico in famiglia, è bene adottare uno stile di vita volto ad allontanare possibili fattori di rischio. Ecco, quindi, le semplici regole per la prevenzione dell’ictus ischemico da osservare per mantenersi in salute:
Incidenza e aspettative di vita dopo un ictus ischemico
Le probabilità di ictus cerebrale sono direttamente proporzionali all’età dei soggetti colpiti: basse fino ai 40-45 anni, aumentano in maniera progressiva fino a crescere vertiginosamente oltre i 70 anni. Negli italiani tra i 65 e gli 84 anni il tasso di ictus è del 6,5% (7,4% uomini e 5,9% donne). Il 10-20% delle persone colpite da ictus cerebrale per la prima volta muore nell’arco di un mese, un altro 10% entro un anno. Nell’ictus cerebrale ischemico la percentuale di mortalità è minore rispetto all’ictus cerebrale emorragico (20% contro 70-80%). Solo nel 25% dei pazienti la sopravvivenza all’ictus ischemico è seguita da una guarigione completa, mentre il 75% dei soggetti riporta qualche forma di disabilità, nella metà dei casi così grave da privarli dell’autosufficienza. Ovviamente, le aspettative di vita dopo un ictus ischemico e il successo della terapia di riabilitazione diminuiscono quanto più il paziente è anziano.
Conseguenze dell’ictus ischemico e terapia di riabilitazione
Le conseguenze di un ictus ischemico posso essere fatali, ecco perché è fondamentale un intervento immediato. La tempestività del soccorso può infatti risultare indispensabile per limitare o arginare il più possibile gli effetti invalidanti. Innanzitutto occorre subito capire se l’ictus è ischemico o emorragico, e per una corretta diagnosi si ricorre alla TAC. Se l’ictus è ischemico, la TAC non riporta anomalie, poiché la necrosi cellulare non si è ancora compiuta definitivamente. La terapia prevede quindi la somministrazione di farmaci antiaggreganti e calciparina.
L’ictus ischemico può essere subito affrontato con un intervento di trombolisi, che si può effettuare solo nelle prime 3 ore dopo l’evento e che permette di riaprire l’arteria occlusa mettendo in salvo una parte del tessuto cerebrale colpito.
In molti casi l’ictus ischemico può causare danni permanenti al tessuto nervoso, che possono comunque ridimensionarsi con un’adeguata terapia di riabilitazione. Lo scopo è quello di attivare le regioni cerebrali non coinvolte dal trauma affinché sostituiscano in parte la funzionalità dell’area del cervello compromessa. Il tipo e il livello di disabilità che segue un ictus ischemico dipendono dalla zona che ha subito il danno. In genere, l’ictus può comportare disturbi sensoriali e del movimento, disturbi del linguaggio, del pensiero e/o della memoria, difficoltà di comprensione e disturbi emotivi come ansia, paura, irritabilità, nervosismo. La riabilitazione dovrebbe iniziare subito, entro uno, massimo 2 giorni dal trauma. A seconda dell’importanza dell’evento, la terapia che segue un ictus ischemico può durare mesi o anche anni, e dipende strettamente dalla storia clinica di ciascun soggetto.