Ictus cerebrale: sintomi, come riconoscerlo, cause e conseguenze

Altrimenti detto “colpo apoplettico”, l’ictus cerebrale è un danno al cervello causato dall’occlusione o dalla rottura di un vaso cerebrale con conseguente diminuzione della quantità di sangue diretto all’organo. Dovuto a varie cause, l’ictus cerebrale presenta sintomi specifici che aiutano a riconoscerlo, affrontarlo e gestirne le conseguenze.

ictus cerebrale

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Cos’è l’ictus cerebrale? Quali sono i suoi sintomi? Come riconoscerlo, identificarne le cause e affrontarne le conseguenze al meglio? Un malfunzionamento del cervello causato dalla mancanza di sangue destinato all’organo: questa la definizione medica dell’ictus cerebrale, anche detto “colpo” o “attacco” apoplettico. Anticipato da specifici segni, si distinguono diversi tipi di ictus cerebrale. Vediamo quindi insieme quali sono i sintomi premonitori dell’ictus cerebrale, come si cura e cosa fare per fronteggiare il problema.

I sintomi dell’ictus cerebrale e come riconoscerlo

Terza causa di morte in Italia dopo infarto e tumore, l’ictus cerebrale è contraddistinto da un’insorgenza fulminea, nella maggior parte dei casi priva di dolore, a eccezione della cefalea che accompagna un’eventuale emorragia cerebrale. I sintomi dell’ictus cerebrale dipendono dall’area del cervello lesa, in quanto ogni area controlla specifici distretti del corpo. Poiché, quindi, l’ictus cerebrale colpisce l’emisfero destro o l’emisfero sinistro del cervello (ictus cerebrale a destra o a sinistra), anche i sintomi a esso associati interessano il lato del corpo comandato da ciascuno. I segnali d’allarme più evidenti dell’ictus cerebrale sono:

  • perdita di sensibilità, formicolio, intorpidimento e/o paralisi della parte destra o della parte sinistra del viso e/o del corpo;
  • repentina privazione di forze;
  • difficoltà a parlare;
  • offuscamento della vista da uno o entrambi gli occhi;
  • stato confusionale;
  • difficoltà a camminare e perdita di coordinazione ed equilibrio;
  • vertigini, nausea, torcicolllo, vomito, perdita di coscienza.
  • Se i suddetti sintomi scompaiono nell’arco di qualche minuto si parla di ischemia cerebrale transitoria, e occorre rivolgersi subito a un medico perché può trattarsi di segni premonitori di un ictus cerebrale effettivo.

    Le cause e le tipologie

    L’ictus cerebrale si innesca quando la quantità di sangue diretta al cervello è nulla o fortemente insufficiente. La privazione di ossigeno e nutrimenti presenti nel flusso ematico e indirizzati al cervello, quindi, determina la progressiva necrosi del tessuto cerebrale.
    La riduzione o la drastica interruzione dell’apporto di sangue al cervello è dovuta a diverse cause, che danno luogo a diversi tipi di ictus cerebrale.
    Le cause principali dell’ictus cerebrale e le tipologie che ne derivano sono:

  • trombosi, ovvero la formazione di coaguli (trombi) all’interno dei vasi sanguigni, che sono provocati dall’accumulo di piastrine e colesterolo e ostacolano in tutto o in parte la normale circolazione del sangue (ictus ischemico trombotico);
  • embolia, ovvero l’occlusione di un’arteria del cervello da parte di un frammento (embolo) proveniente dal cuore o dalle grosse arterie del collo (ictus ischemico embolico);
  • emorragia cerebrale, causata dalla rottura di una parete cerebrale arteriosa; solitamente dovuta a elevati valori di pressione arteriosa (ipertensione), questa condizione è spesso mortale, ma per fortuna interessa solo il 15% dei casi. L’emorragia cerebrale può essere intracerebrale o subaracnoidea. Si parla di ictus emorragico intracerebrale quando la rottura del vaso sanguigno avviene all’interno dell’encefalo, e il sangue che fuoriesce non solo non raggiunge le parti del cervello destinate, ma comprime fatalmente il tessuto cerebrale circostante. Si parla, invece, di ictus emorragico subaracnoideo quando a spezzarsi è un vaso arterioso collocato sulla superficie del cervello, tra quest’ultimo e il cranio, in seguito alla rottura di un aneurisma.
  • Cause secondarie dell’ictus cerebrale, poi, sono legate a:

  • patologie reumatologiche;
  • pervietà del forame ovale, ossia alla presenza di un piccolo buchetto tra l’atrio destro e l’atrio sinistro del cuore, a livello del quale possono formarsi piccoli grumi che possono portare a ischemia e ictus cerebrale;
  • difetti del sangue congeniti o acquisiti, come per esempio la trombofilia, ovvero la tendenza a una maggiore coagulazione del sangue.
  • L’ictus cerebrale anteriore è quello che si verifica più di frequente e che coinvolge l’arteria cerebrale media; quello posteriore, invece, coinvolge il circolo posteriore con disfunzione del tronco cerebrale o del cervelletto (ictus cerebrale al cervelletto).

    Come fare prevenzione

    Uno stile di vita sano, basato su un’alimentazione corretta ed equilibrata associata a una regolare attività fisica, contribuisce senz’altro a contenere il rischio di ictus cerebrale. Ecco, quindi, quali sono le abitudini da osservare:

  • ridurre il livello di colesterolo nel sangue limitando il consumo di grassi e preferendo quello di pesce, frutta, verdura, legumi e cereali integrali, ricchi di vitamine e antiossidanti;
  • tenere sotto controllo la pressione arteriosa, seguendo una dieta povera di sale ed eventualmente anche ricorrendo all’ausilio di farmaci specifici;
  • praticare una regolare attività fisica che aiuti a raggiungere e a mantenere il peso-forma;
  • non fumare e limitare il consumo di bevande alcoliche;
  • controllare i livelli di glicemia prevenendo l’eventuale insorgenza di diabete.
  • Incidenza, prognosi e aspettativa di vita dopo un ictus cerebrale

    Prima causa di invalidità in Italia, l’incidenza dell’ictus cerebrale è direttamente proporzionale all’età della popolazione: contenuta fino ai 40-45 anni, cresce progressivamente per aumentare vertiginosamente oltre i 70 anni. Nella popolazione italiana compresa tra i 65 e gli 84 anni l’ictus cerebrale colpisce più gli uomini (7,4%) che le donne (5,9%). Il 10-20% delle persone colpite da ictus cerebrale per la prima volta muore nell’arco di un mese, un altro 10% entro un anno. La mortalità maggiore si verifica in caso di ictus emorragico e conseguente coma (70-80%), mentre è più bassa nell’ictus ischemico (20%). Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti a un ictus guarisce completamente, mentre il 75% riporta qualche forma di disabilità, nella metà dei casi così grave da privarli dell’autosufficienza. La prognosi dell’ictus cerebrale dipende dalla gravità dell’evento, dalla velocità dei soccorsi e dall’età del soggetto colpito. Ovviamente, l’aspettativa di vita dopo un ictus cerebrale e il successo della riabilitazione diminuiscono quanto più il paziente è avanti con gli anni.

    Conseguenze e riabilitazione

    Gli esiti di un ictus cerebrale possono essere fatali, perciò richiedono un intervento immediato. Prima ci si muove e meglio si può riuscire a contenerne gli effetti invalidanti. Per l’ischemia cerebrale esiste una terapia, la cosiddetta trombolisi, che si può effettuare solo nelle prime 3 ore dopo l’evento e che permette di riaprire l’arteria occlusa mettendo in salvo una parte del tessuto cerebrale colpito.
    In molti casi l’ictus può causare danni permanenti al tessuto nervoso, che possono comunque migliorare con un’adeguata terapia riabilitativa, volta a permettere alle altre regioni cerebrali di attivarsi per sostituire in parte la funzionalità dell’area compromessa. Il tipo e il livello di disabilità che segue un ictus dipendono dalla zona del cervello danneggiata. In genere, l’ictus può comportare disturbi del movimento, disturbi sensoriali, disturbi del linguaggio e/o della memoria, difficoltà di comprensione e disturbi emotivi come ansia, paura, irritabilità. La riabilitazione dovrebbe iniziare tempestivamente, entro uno, massimo 2 giorni dal trauma. A seconda della gravità dell’evento, la terapia riabilitativa può durare mesi o anche anni, ed è ovviamente strettamente connessa alla storia clinica soggettiva di ciascun paziente.