Tristezza: quanti di voi provano questo sentimento, nemico delle giornate? Abbiamo chiesto alla dr.ssa Giovanna Tatti, specialista in psicologia, come affrontarla al meglio e ritrovare il sorriso.
Tristezza: come affrontarla?
Molti di voi avranno letto “Il profeta” di Kahlil Gibran, ve ne cito uno stralcio:
Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore. E lui rispose: La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera, e il pozzo da cui scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime. E come può essere altrimenti? Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere. La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio? E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello? Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia. E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
Più che come affrontarla, io mi chiederei come accoglierla. Un capolavoro della Pixar, noto ai più, Inside out, dedica molto spazio nel film a restituire la dignità di essere la Tristezza. La Tristezza è una delle emozioni di base, fondamentale per la nostra vita, ma che noi tentiamo di evitare e rifuggire. Pensiamo a come trattiamo i nostri figli: cerchiamo in tutti i modi di evitare che provino tristezza e non sono certa che noi gli si faccia un favore.
La tristezza, come la gioia, è un’emozione importante che come le altre bisogna imparare a vivere, e non a scappare lontano da essa attraverso la tv, lo smartphone, il tempo impegnato in ogni istante etc., non c’è gioia senza tristezza, come ci ricorda Gibran, e viceversa.
Cosa fare se non si riesce più a sorridere?
Certo, se la tristezza diventa dominante e non si ha più spazio per momenti di gioia e serenità, allora potremmo avere a che fare con degli aspetti depressivi.
Potrebbe essere allora importante consultare uno specialista che possa dare un aiuto importante (talvolta anche l’ausilio dei farmaci può essere un valido aiuto da affiancare a una psicoterapia seria) a capire il senso della mancanza di sorriso, e dove quel sorriso è finito.
Riprendere il senso di cosa ci accade è il solo modo che ci permette di ricominciare a tessere la trama della nostra storia.
In che modo la psicoterapia può aiutare in caso di tristezza cronica?
Come detto prima, la tristezza in sé non è certo una malattia. E non preoccupa affatto la sua presenza, anzi. Certo, se diventa cronica e rimane la sola emozione presente, allora diventa faticoso tollerarla e accoglierla per renderla risorsa.
Per chiarire, ci sono situazioni in cui la tristezza è la sola emozione di senso. Pensiamo a un lutto, come ci si dovrebbe sentire se non tristi? I tempi del lutto variano da persona in persona, ma rimangono tempi lunghi.
Del resto, non sarà un caso se è con le lacrime che noi esprimiamo sia la grande gioia che la grande tristezza.
Credo sia fondamentale non confondere la tristezza con la depressione, senza sottovalutare comunque la sensazione di non riuscire a fronteggiare l’emozione, che suggerisce sempre l’utilità di chiedere un consulto a uno specialista.
Una psicoterapia si porrà come compito quello di comprendere la tristezza nel quadro del momento di vita e le relazioni con la storia del soggetto cronicamente triste, cercando di aiutare la persona a riempire di senso e ricostruire il puzzle che le emozioni disturbanti, e che non riescono a essere contenute, sconquassano.
A RISPONDERE ALLE DOMANDE:
dr.ssa Giovanna Tatti
Psicologo Psicoterapeuta