Una semplice rete può proteggere il cuore affaticato, ed inibire il peggioramento dello scompenso cardiaco. Questo è il risultato di uno studio tutto italiano, che definisce questo oggetto come la “retina salvacuore” . Quest’ultima è tanto semplice quanto importante, infatti, si infila come se fosse un “calzino” attorno ai ventricoli, in modo che il cuore non si stanchi ulteriormente e riesca a svolgere il suo lavoro di pompa.
Lo studio, che ha portato alla scoperta della funzionalità di questa retina, è stato condotto dagli studiosi, cardiochirurghi, dell’ospedale Anthea di Bari. Grazie all’introduzione di questa rete, i pazienti sottoposti all’intervento, hanno migliorato notevolmente, certo sino ad ora non si è dimostrato una diminuzione della mortalità. L’importante è non sottoporre chiunque all’operazione, infatti, solo alcuni pazienti possono essere i giusti candidati. Lo scompenso cardiaco non deve essere terminale; lo stadio deve essere avanzato ma non irreversibile. L’intervento consiste nell’introduzione di una rete, come accennato sopra, attorno ai ventricoli, in modo che la contrattilità del cuore aumenti, e quest’ultimo riesca a pompare il sangue.
La ricerca, pubblicata sugli Annals of Thoracic Surgery, per ora ha verificato come questo intervento riesca a migliorare la condizione dei pazienti. Purtroppo, ad oggi, solo pochi centri ospedalieri (cinque o sei in Italia) conducono queste operazioni. È anche vero che dagli ultimi dati statistici i pazienti con scompenso cardiaco cronico risultano essere seguiti sempre meglio. Infatti durante l’ultimo congresso dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) sono stati presentati i risultati dello studio IN-HF Outcome, che sottolineano come in un anno solo il 5.9% dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica muore, e circa l’8.8% deve essere ricoverato per un peggioramento. Gli studi continueranno per poter migliorare la situazione e le condizioni di questi pazienti.