Articolo aggiornato il 18 Agosto 2017
Quali sono i sintomi e le cause delle gengive ritirate? Qual è la cura e quali sono i rimedi per guarire? Con il termine “gengive ritirate”, ci si riferisce alla condizione patologica conosciuta come recessione gengivale, la quale può causare diversi disturbi a livello del cavo orale: le gengive possono, quindi, apparire irritate, gonfie e sanguinanti e potrebbe essere presente del dolore. Ma qual è la sintomatologia esatta legata alle gengive ritirate? Qual è il trattamento per poter giungere alla guarigione? Scopriamo di più in merito.
Cosa sono
Come anticipato prima, “gengive ritirate” è il termine che si usa per riferirsi ad una condizione patologica conosciuta come recessione gengivale: si parla, infatti, di “gengive ritirate”, perché è evidente uno spostamento di queste dalla loro sede originaria verso la radice del dente.
Nel caso di gengive ritirate, è, dunque, evidente un problema di tipo estetico, che può provocare anche stress psicologico in chi ne soffre: il sorriso e il viso di chi ne soffre viene, infatti, compromesso da questo disturbo.
Anche se tutti i denti possono essere colpiti da recessione gengivale, ad essere maggiormente colpiti sono i premolari e i canini.
I sintomi
Ci sono alcuni sintomi che possono essere legati alle gengive ritirate. La sintomatologia di questa condizione può, quindi, includere:
- Denti allungati, più scoperti e visibili;
- Gengive infiammate;
- Piorrea;
- Ipersensibilità dentinale, che si aggrava in risposta a stimoli termici – come alimenti e bevande eccessivamente fredde o troppo calde – o stimoli meccanici, come lo sfioramento del dente con lo spazzolino;
- Alitosi, come l’alito cattivo;
- Sanguinamento delle gengive;
- Gonfiore delle gengive;
- Arrossamento delle gengive;
- Dolore alle gengive;
- Spostamento e perdita dei denti, nei casi più gravi.
La sintomatologia della recessione gengivale non si manifesta in modo improvviso, ma si tratta del risultato di alcuni atteggiamenti scorretti e/o disturbi cronici che, poco per volta, spingono le gengive verso la radice del dente.
Generalmente, l’ipersensibilità dentale causata dalla regressione gengivale porta il soggetto a non spazzolare, con accuratezza, i denti e tale comportamento agevola l’accumulo di tartaro e placca.
In caso di gengive ritirate, avviene una compromissione estetica per cui i denti sembrano, per l’appunto, più lunghi; mentre, le radici dentali sono esposte e visibili. Potrebbe sembrare che gli spazi interdentali siano più grandi, in realtà lo spazio tra dente e dente rimane lo stesso, ma appare più grande perché le gengive non riescono a coprire la zona.
Le gengive ritirate possono, quindi, causare dolore e presentarsi come sanguinanti, gonfie e irritate.
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Le cause
Sono diverse le cause delle gengive ritirate. Vediamo alcuni dei fattori di rischio per cui è possibile che si presenti questo problema:
- Scorretta igiene orale;
- Spazzolamento scorretto dei denti con spazzolini a setole dure;
- Bruxismo, ovvero la tendenza a serrare i denti in circostanze di tensione e stress;
- Disturbi alimentari, come la bulimia;
- Gengivite;
- Spostamento dei denti;
- Malattie ereditarie gengivali;
- Piercing, che danneggiano le gengive con lo sfregamento;
- Denti storti e affollamento degli stessi;
- Masticazione di tabacco;
- Parodontite;
- Apparecchio per denti;
- Carenze di vitamina C;
- Ipersensibilità al sodio laurilsolfato presente in alcuni dentifrici.
Il principale motivo di recessione gengivale è rappresentato dalla scorretta igiene orale e da uno spazzolamento inadeguato dei denti, come accennato prima.
Le gengive ritirate sono un fenomeno abbastanza comune negli adulti di età superiore ai 40 anni, ma alcune persone possono manifestare la sintomatologia già durante l’adolescenza: ad esempio, le gengive ritirate possono manifestarsi dopo l’uso dell’apparecchio.
La diagnosi
Al manifestarsi dei primi segni e dei sintomi, è consigliabile rivolgersi ad un medico e/o dentista che, dopo aver eseguito gli esami e le analisi del caso, stabilirà l’opportuna diagnosi e la cura adatta al caso specifico.
Oltre alla visita medica e allo studio dei sintomi, potrebbe essere necessario eseguire altri test di approfondimento: questo potrebbe, infatti, servire a confermare o meno la presenza di eventuali altre malattie.
Ovviamente, in caso di gengive ritirate, durante la gravidanza e l’allattamento, è consigliabile contattare il medico, così da fare gli accertamenti opportuni in merito.
La cura
Qual è la cura per le gengive ritirate? Come rimediare? È possibile correggere il difetto ricorrendo ad un intervento di chirurgia gengivale, così da poter coprire nuovamente la radice dentale: è possibile che si proceda con l’innesto di tessuto molle, per coprire la radice esposta e inspessire il tessuto gengivale o con l’impianto del dente per ripristinare sia l’estetica del sorriso e della bocca, oltre che la funzione masticatoria.
A seconda della causa scatenante, potrebbe essere prescritta l’assunzione di alcuni farmaci: dovrà essere il medico a decidere la tipologia di farmaci e la posologia, nonché la durata del trattamento.
I rimedi e la prevenzione
Sono diversi i rimedi per gengive ritirate e anche la prevenzione non va sottovalutata: mantenere il cavo orale in salute è, infatti, molto importante. Per preservare la salute di gengive e denti, è necessario:
- Lavarsi i denti, dopo aver mangiato per almeno tre volte al giorno con uno spazzolino dalle setole morbide;
- Usare dentifrici arricchiti di fluoro;
- Effettuare pulizia dentale professionale e visite dentistiche periodiche, come minimo una volta l’anno;
- Evitare il consumo di alimenti zuccherati;
- Non fumare e non masticare tabacco;
- Seguire un’alimentazione sana, che preveda il consumo di frutta e verdura ricche di vitamine e antiossidanti.
Cosa mangiare in caso di gengive ritirate? Come detto prima, è importante consumare frutta e verdura – per l’elevato contenuto di vitamine e antiossidanti – ed evitare il consumo eccessivo di cibi acidi e bevande, come il vino o l’aceto.
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La prognosi
Infine, la prognosi dipenderà da diversi fattori: dalla tempestività di intervento, dalla gravità della condizione e della causa scatenante, oltre che dall’età e dallo stato di salute del paziente.