Articolo aggiornato il 22 Giugno 2012
Shopper’s Guide to Pesticides in Produce: ecco il nome della lista, giunta con successo alla sua ottava edizione che ha “messo in fila” i prodotti ortofrutticoli, frutta e verdura, con il più alto carico di pesticidi. Una sorta di classifica compilata dalla Environmental Working Group che comprende ben 45 varietà di frutta e verdura, rigorosamente in ordine di contaminazione da prodotti pesticidi.
Una classifica che “premia” o, meglio, evidenzia quali sono i prodotti di frutta e verdura che contengono la dose maggiore di pesticidi, che rischiano di portarsi “addosso” il fardello di contaminazione da composti chimici più difficile da ignorare. Per stilare questa lista, decisamente poco comune, gli esperti hanno analizzato 60.700 campioni, sottoponendoli a una serie di test e analisi di laboratorio.
Partendo dal presupposto, poco rassicurante, che ben il 68% dei prodotti ortofrutticoli esaminati contiene tracce rilevabili di pesticidi, gli esperti Usa sono arrivati a una vera e propria “top ten”, anzi una “top 12” dei più contaminati. Il primo posto spetta alla mela, seguita da sedano, peperoni, pesche, fragole, pesche noci, uva, spinaci, lattuga, cetriolo, patate, cavolo verde.
La presenza di pesticidi, che contaminano questi preziosi regali della natura, non deve, però, allarmare troppo, spingendo a eliminare frutta e verdura dall’alimentazione, anzi. I prodotti ortofrutticolo rimangono, comunque, in cima alla “top ten” anche degli alimenti più salutari, ricchi di proprietà benefiche, di vitamine e sali minerali.
Per evitare ogni rischio, legato all’ingestione dei cibi contaminati da agenti chimici tossici, meglio adottare qualche precauzione. “È fondamentale lavare bene frutta e verdura prima del consumo ed è anche importante diversificare gli alimenti, in modo da differenziare l’esposizione alle tracce di agenti inquinanti e non rischiare di essere sistematicamente esposti allo stesso tipo di pesticida” ha suggerito la dottoressa Catherine Leclercq, ricercatrice dell’Inran.
No agli allarmismi, sì alle piccole attenzioni quotidiane, ma non solo. L’esperta dell’Inran ha sottolineato anche un dato importante, da non sottovalutare “la guida dell’Environmental Working Group è americana e relativa ai prodotti disponibili sul mercato degli Stati Uniti. In Europa la legislazione in materia alimentare è decisamente più restrittiva”. Quindi, gli europei, in generale, e gli italiani più in particolare dovrebbero temere ancora meno rispetto ai “cugini” d’oltreoceano.