Articolo aggiornato il 30 Ottobre 2012
La frattura del femore riguarda un osso particolarmente importante nella struttura dello scheletro umano. Non dobbiamo infatti dimenticare che il femore è l’osso più lungo e resistente che abbiamo e porta l’inserimenti di differenti muscoli, i quali si rivelano fondamentali per garantire il movimento degli arti inferiori. Infatti il femore, a seconda delle altre ossa con le quali si innesta, forma da un lato l’articolazione coxofemorale e dall’altro l’articolazione del ginocchio. Ecco perché, specialmente nel caso di una frattura al femore scomposta, è importante ricorrere all’intervento chirurgico, per scongiurare tutte le conseguenze che la mancanza di deambulazione può comportare.
La frattura del femore nell’anziano
La frattura del femore nell’anziano interessa di solito l’estremità dell’osso, rappresentando un ostacolo alla mobilità dell’arto. La frattura del femore nell’anziano può essere considerata un evento piuttosto grave: circa il 50% dei pazienti diventa incapace di essere autosufficiente a causa di questa lesione. Tra l’altro la frattura determina anche delle complicanze, che comportano anche il rischio di morire. Fra le complicanze della frattura al femore c’è infatti anche il rischio di morte. Negli anziani può capitare che la frattura del femore sia determinata da una caduta, favorita dall’osteoporosi. Per la prevenzione delle fratture occorrerebbero più calcio e vitamina D. In ogni caso, se si incorre in una frattura, si deve intervenire mediante un’operazione chirurgica, la cui tecnica varia a seconda del tipo di frattura e dell’età del paziente.
L’incidenza della frattura del femore
L’incidenza della frattura al femore nell’anziano è in aumento e gli esperti prevedono che entro il 2030 in Europa ci saranno altri 750.000 casi all’anno. Negli anziani spesso, in seguito ad una frattura al femore, può essere necessario fare ricorso ad una protesi. In questi casi bisogna valutare con attenzione le richieste del paziente. Se quest’ultimo si dedica ad una vita attiva, è meglio applicare una protesi in grado di garantire il recupero pieno della mobilità. Se invece il paziente conduce una vita sedentaria, va bene anche un’endoprotesi, per una richiesta funzionale bassa. La frattura del femore nel bambino è un evento piuttosto raro. In genere sono determinate da traumi molto forti, come un incidente stradale o una caduta dall’alto. In questi casi il trattamento dipende dal tipo di frattura e dall’età del bambino, anche per evitare le complicanze, come, fra le più temute, la necrosi avascolare.
Frattura del femore: sintomi da tenere presenti
I più frequenti sintomi della frattura del femore sono costituiti dal dolore molto forte e dall’incapacità di riuscire a stare in piedi poggiandosi sulla gamba. Dopo un po’ compaiono anche il gonfiore, l’ematoma o l’ecchimosi. Inoltre il soggetto, una volta caduto, non riesce ad alzarsi da terra, se non riceve aiuto.
Frattura del femore: complicanze
Fra le complicanze della frattura al femore bisogna annoverare le infezioni, fra le quali la più comune è l’ostiomelite. Ci possono essere anche delle gravi lesioni dei tessuti, che coinvolgono ad esempio le capsule articolari, i nervi o i vasi sanguigni. Tutto ciò può provocare il verificarsi di emorragie interne. Un’altra conseguenza può essere costituita dall’embolia. Infatti, a causa della rottura dell’osso, i midolli ossei possono introdursi nella circolazione del sangue e bloccarsi negli alveoli polmonari o nel cervello. Non bisogna dimenticare nemmeno lo shock neurogeno, causato dal dolore molto forte. Un’altra conseguenza della frattura del femore è la sindrome compartimentale.
Frattura del femore: riabilitazione
Vediamo in che cosa consiste nello specifico la riabilitazione dopo la frattura del femore. Dalla riabilitazione dipendono anche i tempi di recupero, che possono essere variabili a seconda di come il soggetto stesso reagisce agli interventi di recupero. La riabilitazione segue all’operazione per la frattura al femore (che può comportare anche l’inserimento di un chiodo) e consiste, nella prima fase, essenzialmente anche in degli esercizi di respirazione e di variazione della postura a letto. Successivamente si ricorre all’aiuto del girello e delle stampelle, per riabituare il paziente a stare in piedi e a camminare, facendo in modo che il soggetto sappia mantenere un’andatura corretta, distribuendo bene i pesi sul corpo. In ultima analisi esercizi specifici in acqua, con la cyclette e con il tapis roulant possono essere utili a migliorare il tono muscolare, anche nei casi in cui si è stati in presenza di una rottura del femore pertrocanterica. La frattura del femore può comportare anche l’assegnazione di alcuni punti di invalidità, che in certi casi possono arrivare anche a 20 punti.
La frattura del femore nello sportivo
La frattura del femore negli sportivi, specialmente giovani, è un evento che capita raramente, perché i soggetti più giovani possono contare su una maggiore salute ossea. A volte comunque si verificano queste fratture in seguito ad un evento traumatico, come un incidente stradale oppure la frattura del collo del femore può essere la conseguenza di carichi prolungati. Si tratta di un tipo di frattura che è più comune tra gli atleti di fondo. Anche in questi casi si deve intervenire chirurgicamente, per inserire delle placche, in modo da esercitare una prevenzione sulle complicanze e favorire la guarigione.
La frattura del collo del femore: dove operarsi
Prendendo in considerazione la mortalità a 30 giorni dal ricovero, le strutture sanitarie migliori sono: il presidio ospedaliero Boscotrecase, in provincia di Napoli (0,51%), l’ospedale nuovo S. Agostino – Este a Modena (1,16%), l’azienda ospedaliera Università di Parma (1,29%). Le peggiori sono: l’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (14,29%), l’ospedale R. Guzzardi Vittoria, in provincia di Ragusa (14,34%), l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, in provincia di Napoli (15,14%). Se ci basiamo sui tempi di attesa per l’intervento, gli ospedali italiani migliori sono: l’ospedale Villa Grassi di Genova (1%), il presidio ospedaliero S. Francesco d’Assisi di Oliveto Citra, in provincia di Salerno (1%), il presidio ospedaliero N.S. di Bonaria di San Gavino Monreale (1%). I peggiori: il presidio ospedaliero S. Caterina Novella a Galatina (17%), la casa di cura Pineta Grande di Castel Volturno (31%), l’ospedale Bianchi di Reggio Calabria (31%).