Fibromi uterini: i disturbi che portano nel corpo femminile

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Una visita ginecologica permette di diagnosticare i fibromi uterni -Tantasalute.it

I fibromi uterini sono un problema diffuso tra le donne, che può spaventare al momento della diagnosi. È possibile tenerli sotto controllo grazie all’aiuto del ginecologo di fiducia.

Fare il possibile per curare la propria salute è fondamentale per ogni donna, questo dovrebbe passare per una visita ginecologica annuale, oltre che per ecografia mammaria e mammografia, utili per prevenire il tumore al seno. Farsi prendere dalla paura all’idea di poter una diagnosi poco favorevole non ha senso, perché è proprio grazie alla prevenzione che aumentano le possibilità di guarire da una malattia.

Tra i problemi più frequenti che in tante si trovano a dover gestire ci sono i fibromi uterini, patologia piuttosto comune che può colpire l’80% delle donne al di sopra dei 45 anni. È invece più raro che possano essere scoperti prima dei 20 anni. Non a caso il picco massimo si realizza tra i 40 e i 45 anni.

Fibromi uterini: un disturbo diffuso ma gestibile

Con il termine “fibromi uterini” si indicano le formazioni di tipo benigno, che possono interessare l’utero. A seconda dei casi le dimensioni e le forme possono essere differenti, così come la loro posizione (nel 95% si formano nel corpo dell’utero, nel 5% dei casi nel collo uterino). Molte donne scoprono di averli solo in seguito all’ecografia transvaginale a cui si sottopongono dal ginecologo perché risultano essere del tutto asintomatici. In altri casi, invece, possono provocare dei disturbi che possono spingere a fare controlli.

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Chi ha fibromi uterini ha spesso mestruazioni abbondanti e dolorose – Tantasalute.it

La gravità dei sintomi, per chi li riscontra, può variare dal numero e dalla dimensione. Nella maggior parte dei casi si riscontra sanguinamento abbondante o mestruazioni ravvicinate, dolore durante i rapporti sessuali, dismenorrea (mestruazioni dolorose), minzione frequente, sensazione di pesantezza al basso addome, dolore pelvico e difficoltà a portare a termine una gravidanza.

Effettuare un’ecografia periodica permette di tenere sotto controllo la situazione. Nella fase perimenopausale, infatti, i fibromi uterini possono tendere a rimpicciolirsi per poi scomparire del tutto con la menopausa. Se dovessero però rivelarsi davvero fastidiosi, è bene prendere contatto con il medico e individuare quale sia la soluzione migliore.

In genere sono diversi i fattori che possono aumentare il rischio di incorrere in uno o più fibromi uterini. Tra questi ci sono l’età, la carenza di vitamina D, l’arrivo del menarca intorno ai 10-11 anni o anche prima, alcol, ereditarietà e mangiare troppa carne rossa e poche verdure, frutta o latticini.

In alcuni casi il ginecologo potrebbe decidere di sottoporre la paziente a un’isteroscopia diagnostica, che prevede l’utilizzo di una piccola sonda nella cavità uterina per visualizzare meglio queste formazioni. Se necessario, si procede con una biopsia per capirne meglio la natura. Una diagnosi tardiva può portare a un intervento chirurgico d’urgenza. E, nelle situazioni più gravi, all’asportazione dell’utero.

Tra le terapie più adatte c’è ad esempio l’assunzione della pillola anticoncezionale, oltre che dei progestinici naturali (riducono il sanguinamento, ma non i fibromi). Il danazolo, invece, può impedirne la crescita. Così come il Raloxifene, farmaco dato in genere alle donne in menopausa per trattare l’osteoporosi.