Quali sono i sintomi, le cause, le cure e la terapia per la fibrillazione atriale? Se il cuore fa le “bizze”, se non segue il “ritmo” come dovrebbe, potrebbe trattarsi di fibrillazione atriale, ovvero la più diffusa tra le aritmie cardiache, caratterizzata da un’attivazione elettrica degli atri, due delle quattro parti che compongono il cuore, decisamente anomala, irregolare. Questa alterazione del ritmo cardiaco, che rende il battito del cuore irregolare e rapido, può essere un fenomeno passeggero o cronico. L’ictus rappresenta la complicanza più importante della fibrillazione atriale e la stanchezza uno dei suoi sintomi. Scopriamo di più in merito.
Cos’è
La fibrillazione atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco, in grado di rendere il battito del cuore irregolare e rapido, con un’aumentata frequenza delle contrazioni del cuore: ciò può avvenire in modo sporadico, oppure rappresentare una circostanza cronica.
La gravità della condizione dipenderà dalle cause scatenanti e la sua complicazione più temuta è l’ictus.
Quando si presenta la fibrillazione atriale, si verifica una conduzione anomala degli impulsi di contrazione del cuore, per cui le pareti delle cavità atriali subiscono delle incessanti e continue sollecitazioni. Tale condizione si ripercuote in modo negativo sulla capacità di contrazione del miocardio e, dunque, anche sul flusso di sangue pompato dal cuore nel circolo sanguigno: la gittata cardiaca, essendo irregolare, risulta insufficiente per le richieste dell’organismo.
In caso di fibrillazione atriale, la frequenza del battito cardiaco atriale può raggiungere i 350-400 battiti al minuto, superando il valore di normalità 100.
La fibrillazione atriale è una delle forme di aritmia più comuni: questa aumenta la sua incidenza con l’avanzare dell’età e sembra colpire maggiormente il sesso maschile.
Le tipologie
Esistono tre diverse tipologie di fibrillazione atriale, le quali si caratterizzano per la durata e il modo in cui insorge tale fenomeno, incidendo anche in modo diverso sul ventricolo e sulla sua contrazione: ad esempio, nei casi di fibrillazione atriale parossistica, il battito ventricolare può raggiungere oltre 140 battiti per minuto; mentre, in caso di fibrillazione atriale permanente/cronica, la frequenza può essere di 100-140 battiti per minuto.
Fibrillazione atriale parossistica
Quando si parla di fibrillazione atriale parossistica? Con la parola “parossistica” si intende la comparsa improvvisa di questa forma aritmica, la quale si presenta ad elevata frequenza e non sempre legata ad altre patologie.
La fibrillazione atriale parossistica è transitoria e la sua durata, generalmente, non supera le 48 ore ma, raramente, può raggiungere massimo una settimana.
Non sempre questa forma richiede dei trattamenti, in quanto tende spesso a risolversi da sola.
Fibrillazione atriale permanente
La fibrillazione atriale permanente o persistente è una forma che dura molto più di una settimana e che è caratterizzata da una frequenza che vai dai 100 ai 140 battiti per minuto.
In questo caso, serve un intervento terapeutico, come l’assunzione di alcuni farmaci.
Fibrillazione atriale cronica
La fibrillazione atriale cronica è la manifestazione permanente di episodi aritmici, spesso a causa di una preesistente patologia.
Il trattamento contro questa forma di fibrillazione non è sufficiente e occorre occuparsi, prima di tutto, delle cause che l’hanno scatenata.
I sintomi
I sintomi della fibrillazione atriale possono essere diversi e includere:
- Improvvisa comparsa di battiti irregolari e accelerati;
- Vertigini;
- Dolore al petto;
- Ansia;
- Palpitazioni o cardiopalmo;
- Sincope;
- Astenia o debolezza;
- Dispnea;
- Stato confusionale;
- Sudorazione eccessiva;
- Diminuzione della forza muscolare;
- Stanchezza;
- Infarto;
- Ictus ischemico cerebrale.
Non mancano, inoltre, le complicazioni legate alla fibrillazione atriale, una su tutte l’ictus ischemico cerebrale: tale rischio ha a che fare con l’influenza negativa esercitata dall’aritmia sulla gittata cardiaca e sul flusso di sangue che, essendo più “turbolento”, può creare delle lesioni all’interno dei vasi e la formazione di trombi che occludono i vasi. I trombi possono, inoltre, dare vita a degli emboli i quali, viaggiando, possono arrivare al cervello e impedirne l’irrorazione sanguigna regolare.
Tra le complicanze della fibrillazione atriale, anche l’infarto: i ventricoli battono, infatti, più velocemente del normale e non riescono a riempirsi di sangue del tutto, per cui non sono in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo.
In caso di fibrillazione atriale, il battito cardiaco è accelerato e irregolare e la frequenza dei battiti – che, solitamente, si aggira intorno alle 60-80 pulsazioni al minuto – aumenta fino a raggiungere 100-200 pulsazioni al minuto.
Le cause
Le cause e i fattori di rischio della fibrillazione atriale sono numerose e di queste fanno parte:
- Cardiopatie reumatiche o valvolari, come insufficienza cardiaca, stenosi mitralica, infarto del miocardio, miocardite, coronaropatia, cardiomiopatie e pressione alta;
- Malattie, come la Sindrome di Roemheld;
- Malattie respiratorie;
- Ipertiroidismo;
- Obesità;
- Diabete mellito;
- Ernia iatale;
- Malformazioni cardiache congenite;
- Reflusso gastroesofageo;
- Ansia;
- Uso di fumo;
- Abuso di alcol;
- Abuso di caffeina;
- Uso di droghe;
- Invecchiamento;
- Stress cronico;
- Alcuni farmaci.
Esistono, dunque, numerosi fattori di rischio che facilitano la comparsa della fibrillazione atriale: l’invecchiamento del cuore, con il progressivo ingrandimento dell’atrio sinistro; alcune patologie cardiache o cardiovascolari, come cardiomiopatie, miocardite, cardiopatie congenite, infarto miocardio, ipertensione arteriosa; lo stress e l’assunzione eccessiva di alcuni farmaci, alcol e caffeina.
Le cardiopatie, generalmente, sono le maggiori responsabili di questa condizione ma, per individuare la reale causa è, ovviamente, necessario eseguire una diagnosi, rivolgendosi al medico.
In alcuni casi, le cause possono restare sconosciute.
La diagnosi
Alla comparsa di segni e sintomatologia, è consigliabile rivolgersi al proprio medico e/o cardiologo che – tramite alcuni esami e analisi – stabilirà la diagnosi e, quindi, il trattamento più adatto alla condizione specifica.
Oltre alla classica visita medica, agli esami del sangue, all’ascolto del battito cardiaco con lo stetoscopio e allo studio dei sintomi, il medico potrebbe richiedere dei test di approfondimento per confermare o meno la presenza di altre malattie: sono, ad esempio, utili la misurazione del polso e anche l’elettrocardiogramma (ECG) per la fibrillazione atriale, in modo da valutare l’andamento dell’attività elettrica del cuore, oltre alla radiografia del torace, all’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter – il monitoraggio, in questo caso, si estende per 24-48 ore tramite l’applicazione, per alcuni giorni, di uno strumento – e all’ecocardiografia.
Le cure e la terapia
Quali sono le cure e la terapia di emergenza per la fibrillazione atriale? Sono diverse le opzioni terapeutiche possibili, da modulare e da scegliere in base al caso concreto, al paziente da curare e alle cause scatenanti: dal trattamento farmacologico, che prevede la somministrazione, per via endovenosa o orale, di farmaci antiaritmici fino all’intervento chirurgico e l’ablazione a radiofrequenza transcatetere, che comporta l’eliminazione – attraverso l’inserimento di appositi cateteri e l’erogazione di energia elettrica – delle cellule responsabili dell’aritmia.
Quando la fibrillazione atriale è parossistica, il trattamento consiste nella somministrazione di farmaci antiaritmici per normalizzare il ritmo cardiaco e in un trattamento elettrico noto come cardioversione: si tratta di una tecnica non invasiva, in grado di dare una scarica elettrica per resettare il ritmo cardiaco alterato, ripristinando il battito normale.
Quando la fibrillazione è permanente/cronica, allora è necessario risolvere la condizione di base e somministrare anche dei farmaci antiaritmici e anticoagulanti, oltre a beta-bloccanti e calcio-antagonisti.
Tra gli interventi chirurgici necessari, potrebbe esserci quello che prevede l’impianto di un pacemaker, in quanto il cuore potrebbe perdere la capacità di regolare e generare il battito.
Ad ogni modo, qualunque tipo di approccio, la sua durata e la sua posologia dovranno essere decisi esclusivamente dal medico, che valuterà caso per caso.
Sarà necessario continuare a sottoporsi a controlli medici periodici.
I rimedi
Per quanto riguarda i rimedi della fibrillazione atriale, è utile:
- Fare dell’attività fisica regolare per mantenere il peso forma, ma senza esagerare e in base al proprio stato di salute;
- Rilassarsi, tramite la meditazione o lo yoga;
- Non fumare, assumere droghe o esagerare con alcol e caffeina;
- Seguire una dieta sana ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali.
La prognosi
Infine, la prognosi dipenderà da diversi fattori, come dalla tempestività di intervento, dalla gravità della condizione e dalla causa scatenante, oltre che dall’età e dallo stato di salute del paziente.
A volte, può capitare che la fibrillazione atriale si risolvi spontaneamente; altre volte le cure riescono a ripristinare la normale frequenza cardiaca; altre volte ancora la fibrillazione atriale può essere permanente, anche assumendo farmaci.