Ferro basso: cosa bisogna fare per alzarlo?

Il ferro è presente in molti alimenti, ma il suo assorbimento non è una questione semplice. Scopriamo come riconoscere i sintomi di una carenza di questo elemento e cosa fare per porvi rimedio

ferro nel sangue
Di Di Lukiyanova Natalia frenta/Shutterstock.com

Il nostro organismo contiene dai 3 ai 4 g di ferro, per il 75% emico e la restante parte 25% non emico.

Il ferro emico è costituito dal ferro legato al gruppo EME dell’emoglobina e nella mioglobina della muscolatura rossa. Il ferro non emico è quello di deposito che fa capo alla ferritina in milza, midollo e fegato. Tra le funzioni di questo metallo si annovera:

  • la produzione di emoglobina;
  • la produzione della mioglobina;
  • la produzione degli enzimi necessari per la respirazione cellulare, tra cui le citocromo ossidasi, le catalasi e le perossidasi della cellula

Nonostante la sua presenza abbondante in molti alimenti, l’assorbimento del ferro non è così automatico come si può pensare. La forma maggiormente assorbita nel duodeno è la emica legata alle carni e ai pesci. Sebbene questo, solo il 5-10% del ferro introdotto con l’alimentazione risulta biodisponibile per la cellula.
Abbiamo chiesto alla dr.ssa Alda Attinà, nutrizionista, di aiutarci a capire quali sono le cause di livelli bassi di ferro e cosa fare in questi casi.

Quali sono le cause del ferro basso?

L’assorbimento del ferro viene ridotto fortemente da ipocloridria, ossia situazioni in cui l’azione dell’acido cloridrico viene compromessa e il pH gastrico risulta alto. La presenza di fitati, polifenoli e ossalati può comprometterne l’assorbimento, dunque, è consigliato non abusare in caffè o tè in concomitanza dell’assunzione di alimenti contenenti ferro.
La carenza di ferro può dipendere dall’apporto dietetico scarso, dal ridotto assorbimento e da perdite ematiche che comportano una perdita di sangue che non riesce a rilevarsi subito.

Quali sono i sintomi di una carenza di ferro?

La manifestazione della carenza di ferro viene evidenziata con l’esame emocromocitometrico e prende il nome di “anemia ferro-carenziale”. Questa si avverte con i classici sintomi che vanno dall’astenia, affaticamento, senso di spossatezza, pallore di cute e mucose, sclere oculari di colore giallastro, mal di testa frequenti, umore instabile accompagnato da irritabilità.
Ma non è tutto! Già nel 2008, gli studiosi avevano ipotizzato che la condizione di obesità potesse essere associata alle caratteristiche dell’anemia da patologie croniche. Sovrappeso e obesità sono stati, infatti, legati a cambiamenti nella sideremia, nella saturazione della transferrina e nella ferritina, che ci si aspetterebbe si verifichino nel contesto dell’infiammazione sistemica cronica, tipica condizione presente nella condizione dell’obesità metabolica.

Cosa fare per rialzarlo?

Semplicissimo! Garantire al nostro organismo tutti gli alimenti che la natura ci offre. A partire da quelli che naturalmente contengono per la percentuale maggiore il ferro emico, quello più assorbibile, come le carni magre, il pesce azzurro e le uova.
Quando assumiamo ferro dal mondo vegetale, come legumi, verdure a foglia, teniamo presente quanto detto in precedenza, ossia l’interazione con “anti-nutrienti”, tra cui i fitati. Un trucco per rendere il ferro non eme più assorbibile è l’aggiunta della vitamina C che ne riduce la forma chimica.
Per cui, impariamo ad abbinare i legumi al pomodoro fresco; gli spinaci, la rucola e le altre verdure a foglia con il succo di limone fresco e biologico.
Con questo trucco nutrizionale potremmo aumentare la nostra quota del minerale assunta quotidianamente, riducendo al minimo la necessità di integrazioni esterne.
Beh, non diventeremo mica Braccio di Ferro, ma vale la pena provare!
A RISPONDERE ALLE DOMANDE
Dr.ssa Alda Attinà
Nutrizionista di Pazienti.it per Tantasalute