Donazione di sangue: come funziona e chi può farla

Donare sangue è un gesto bellissimo, ma è importante avere piena consapevolezza di ciò che si fa. Scopriamo tutto quello che riguarda la donazione di sangue, dal suo funzionamento ai requisiti per poterlo fare.

Donazione sangue
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Donare sangue è un piccolo gesto di solidarietà dal significato importantissimo: bastano pochi minuti per compiere un atto che può salvare la vita di un’altra persona. La donazione di sangue è un prelievo ematico che ha come fine accumulare questa preziosissima risorsa per chi ha bisogno di una trasfusione – spesso durante interventi chirurgici o a causa di malattie particolari. Non è però sufficiente un atto di volontà: non tutti possono diventare donatori di sangue, perché è necessario possedere alcuni requisiti. Scopriamo come funziona la donazione di sangue, chi può farla e come viene usato il sangue che viene prelevato.

Cos’è la donazione di sangue

La donazione di sangue consiste nel prelievo di una determinata quantità di sangue (solitamente attorno ai 450ml) da un soggetto sano che si offre volontariamente di compiere questo atto di solidarietà, a favore di coloro che hanno bisogno di una trasfusione. Sono davvero molte le situazioni in cui una persona può trovarsi ad avere necessità di sangue o di alcuni dei suoi componenti: ad esempio, durante interventi chirurgici particolarmente complessi (come i trapianti) vi è un’ingente perdita ematica che può richiedere una o più trasfusioni.

Gli emocomponenti, inoltre, vengono utilizzati come terapia per numerose malattie: i globuli bianchi trovano impiego nella cura di leucemie e svariati tumori, i globuli rossi invece nella cura di anemie ed emorragie, le piastrine vengono usate per molte malattie emorragiche e il plasma può servire in caso di ustioni o nei soggetti che hanno carenza dei fattori della coagulazione. È dunque chiara l’importanza di avere a disposizione un’enorme banca di sangue per salvare più vite possibile, e di conseguenza di poter contare su un grande numero di donatori volontari.

Chi può e chi non può donare

Sebbene donare sangue sia un gesto importantissimo, non tutti possono farlo. La legislazione italiana prevede determinati requisiti a tutela sia del donatore che del ricevente.

I requisiti per donare sangue

Sono innanzitutto previsti limiti di età: possono donare sangue solamente le persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni. La prima donazione, tuttavia, non può essere effettuata oltre il 60esimo anno di età, se non dietro posticipazione richiesta dal medico. I donatori abituali, invece, possono continuare a donare sino ai 70 anni.

Altri requisiti riguardano le generali condizioni di salute del donatore: il soggetto deve avere un peso di almeno 50 kg, pulsazioni comprese tra i 50 e i 100 battiti al minuto e una pressione arteriosa compresa tra i 110 e i 180 mmHg per la sistolica (ovvero il valore massimo) e tra i 60 e i 100 mmHg per la diastolica (ovvero la minima).

In presenza di una pressione arteriosa che spesso raggiunge i livelli massimi per la donazione, è bene parlarne con il proprio medico. È infatti possibile che si stia sviluppando una ipertensione, patologia che rappresenterebbe una controindicazione per la donazione di sangue.

Infine, il donatore deve possedere particolari livelli di emoglobina: nelle donne, non deve essere inferiore a 12,5 g/dl (HT=38%), mentre negli uomini non deve essere inferiore a 13,5 g/dl (HT=41%).

Chi non può donare il sangue

Ci sono patologie o comportamenti a rischio che impediscono di diventare donatori di sangue per tutta la vita. In particolare, non potranno mai donare coloro che soffrono di queste malattie:

  • Asma e broncopneumopatie croniche
  • Epilessia
  • Diabete insulino-dipendente
  • Malattie neurologiche
  • Malattie croniche dell’intestino
  • Malattie autoimmuni
  • Alcolismo cronico
  • Coronaropatie, aritmie gravi, patologie valvolari
  • Nefropatie croniche
  • Neoplasie
  • Malattie veneree

Inoltre, la donazione non è permessa nei seguenti casi:

  • Soggetti che fanno uso di stupefacenti
  • Soggetti che fanno uso di sostanze dopanti
  • Soggetti positivi per epatite B o C e loro partner
  • Soggetti con infezione da HIV e loro partner
  • Soggetti che hanno rapporti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive

Ci sono, infine, condizioni che impediscono solo temporaneamente di donare il sangue:

  • Vaccinazione antinfluenzale – 48 ore
  • Assunzione di farmaci antinfiammatori – 7 giorni
  • Febbre; herpes; assunzione di antibiotici, antistaminici, cortisone; otturazioni ed estrazioni dentali – 15 giorni
  • Soggiorni in zone endemiche per il virus West Nile (Egitto e Stati Uniti); vaccinazioni contro rosolia, parotite, morbillo, febbre gialla – 30 giorni
  • Soggiorno in aree tropicali – 90 giorni
  • Interventi chirurgici maggiori, endoscopici e di implantologia dentale; agopuntura, tatuaggi e piercing, trasfusioni di emoderivati; rapporti sessuali occasionali, nuovo partner, partner multipli – 120 giorni
  • Gravidanza o aborto – 180 giorni

Come funziona la donazione di sangue

La donazione di sangue è una procedura minimamente invasiva, sicura e quasi del tutto priva di effetti collaterali, inoltre è esclusivamente a titolo gratuito. Ma come funziona l’atto stesso del donare sangue? Innanzitutto bisogna ottenere l’idoneità: ciò avviene mediante colloquio presso uno dei centri trasfusionali diffusi in tutta Italia. Il colloquio verte sulle varie tipologie di donazione e offre risposta a tutti i quesiti del candidato.

Quindi, quest’ultimo si presta ad un prelievo di sangue per un controllo generale dell’emocromo e del gruppo sanguigno, ad un elettrocardiogramma e ad una visita medica con compilazione di un questionario sull’anamnesi e lo stile di vita. Nel giro di pochi giorni da queste analisi preliminari, si può ottenere il responso sulla propria idoneità.

Come avviene il prelievo

Una volta risultato idoneo, il volontario può procedere con la prima donazione. Il giorno del prelievo, bisogna presentarsi presso il centro trasfusionale a digiuno o dopo aver fatto una colazione leggera, preferibilmente a base di carboidrati semplici. Il donatore deve compilare un breve questionario e sottoporsi a controllo dell’emoglobina mediante puntura su un dito. Inoltre, il medico verifica la pressione ed effettua un rapido esame obiettivo.

A questo punto, inizia la procedura vera e propria: il donatore viene sottoposto a prelievo ematico (o di altro emoderivato, a seconda del tipo di donazione scelta). L’intero processo dura circa 15 minuti se si tratta di sangue intero, mentre per le piastrine e il plasma la durata è maggiore. La donazione avviene mediante inserimento di un ago sterile in una vena del braccio, attraverso il quale viene aspirato il sangue per trasferirlo in una sacca ematica.

Dopo la donazione, il volontario può rimanere a riposo per il tempo necessario nel caso in cui si senta stordito, altrimenti può ricevere la colazione alla quale ha diritto. Inoltre, è possibile richiedere il certificato che attesti l’avvenuto prelievo per ottenere la giornata di riposo retribuita, in caso il donatore sia un lavoratore dipendente.

Generalmente, la donazione è indolore e non ha particolari effetti collaterali. Tuttavia, nelle ore successive al prelievo è possibile manifestare spossatezza, senso di stordimento o svenimento. Inoltre, alcuni donatori provano dolore al braccio presso cui è stato effettuato il prelievo o vedono comparire un livido nella zona interessata. Per reintegrare la quota liquida persa con la donazione, è importante bere molto.

Quanto tempo deve passare tra una donazione e l’altra

L’impatto di una donazione di sangue sul corpo del volontario è minimo, tuttavia per preservare la sua salute sono imposti per legge dei termini temporali tra un prelievo e l’altro. Se si tratta di sangue intero, è necessario attendere almeno 90 giorni prima di una successiva donazione. Inoltre, gli uomini e le donne non in età fertile possono effettuare massimo 4 prelievi l’anno, mentre le donne in età fertile solamente 2.

Come viene utilizzato il sangue che doniamo

Prima di diventare volontari, molti si chiedono: “Come viene utilizzato il sangue che dono?”. Domanda più che legittima, vediamo dunque cosa succede dopo il prelievo. Al termine della donazione, il sangue raccolto viene accuratamente analizzato e poi inserito in un’emoteca (ovvero un armadio frigorifero presso cui si conservano le sacche di sangue).

Rispetto al passato, oggi c’è molta meno richiesta di sangue intero. Per questo motivo, spesso il sangue viene scomposto nelle sue varie componenti liquide e cellulari, mediante appositi separatori che funzionano secondo il principio della centrifuga. Ciò accade se il donatore non ha scelto, alla fonte, un diverso tipo di prelievo: si tratta dell’aferesi, processo mediante il quale la separazione dell’emoderivato richiesto avviene durante la donazione stessa, quindi il resto del sangue viene subito restituito al volontario.

Il sangue e i suoi derivati così trattati vengono utilizzati in varie maniere, come abbiamo visto prima. Tramite trasfusione, la sostanza necessaria viene infusa nel soggetto che ne ha bisogno, con processo inverso rispetto alla donazione. Ed è così che, grazie ad un semplice gesto di solidarietà, è possibile salvare tantissime vite umane.