Articolo aggiornato il 28 Gennaio 2010
Il dolore, è la risposta dell’organismo ad uno stimolo, meccanico o a seguito di una malattia, una sollecitazione delle terminazioni nervose che genera un meccanismo di difesa che scaturisce dall’organismo e si tramuta in dolore. Il dolore, dunque, è risposta organica, a volte utile, che l’organismo però ha imparato in parte a controllare e per farlo ne deriva che dovranno ritrovarsi nel corpo armi per combattere la sofferenza.
Si tratta di capire quanto esse siano efficaci e, soprattutto, se è possibile, mediante stimolazione esterna, combattere il dolore sfruttando proprio le armi che lo stesso organismo mette a disposizione.
Una risposta ce la da lo studio condotto dall’Istituto di Neuroscienze del CNR coordinata da Flaminia Pavone in collaborazione con Antonino Cattaneo dell’EBRI-European Brain Research Institute, presidente della società biotecnologica Lay Line Genomics. La ricerca è stata pubblicata con il titolo ‘The function neutralizing anti-TrkA antibody MNAC13 reduces inflammatory and neuropathic pain’ su Proceedings of the National Academy of Science (Usa), con presentazione della prof.ssa Rita Levi Montalcini.
Oggi in farmacologia si dispone di farmaci abbastanza potenti ma che presentano controindicazioni ed effetti collaterali, spesso, spiacevoli, che costringono il paziente a sospendere la terapia, pena il peggioramento del suo stato generale. Ma oggi le cose potrebbero cambiare,nell’evidenza di un anticorpo monoclonale, chiamato MNAC13, capace di avere un’azione analgesica naturale. Tale sostanza agisce a livello centrale causando il blocco della proteina NGF che entra nella costituzione del dolore a causa del legame che riesce a istaurare col recettore Trka. Dunque, potendo sfruttare l’azione di questo anticorpo si riuscirà anche a bloccare la propagazione del dolore stesso per effetto dell’interruzione fra il legame, il recettore e il suo fattore di crescita, semplificando, un po’ come se si staccasse la spina in un contatto elettrico, interrompendolo del tutto.
L’applicazione pratica di queste scoperte in un primo momento potrebbe trovare attuazione nella cura del dolore neuropatico, quello che scaturisce dalle neuropatie, come il dolore indotto dall’ Herpes o pensiamo anche alla neuropatia diabetica, analogo ristoro si avrebbe anche per altri tipi di dolore, pensiamo al dolore post-operatorio, al dolore neoplastico e al dolore infiammatorio.
Dunque, se gli esperimenti dovessero andare a buon fine, in futuro potremmo quasi, stroncare il dolore in maniera del tutto naturale, sfruttando, un costituente del nostro stesso corpo e dunque, dei farmaci che agirebbero in maniera del tutto fisiologica e selettiva, senza sovvertire i delicati meccanismi del nostro organismo e, per questo, completamente privi di effetti collaterali spiacevoli.