Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione, anche noto come ADHD (acronimo che deriva dall’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder), consiste in un disordine neurobiologico a esordio infantile, caratterizzato da iperattività, impulsività, difficoltà a mantenere l’attenzione e a rimanere concentrati su un compito o un’attività, che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età.
In Italia, studi recenti stimano che questo disturbo dell’età evolutiva colpisca circa l’1% degli studenti fra i 6 e i 18 anni.
Se non adeguatamente diagnosticato e trattato, l‘ADHD può compromettere diverse aree del funzionamento psichico e sociale del bambino, oltre a manifestare serie difficoltà di apprendimento, con danni emotivi che predispongono chi ne soffre a possibili altri disturbi come ansia, senso di inadeguatezza, depressione e ritiro sociale e/o scolastico.
Abbiamo rivolto alcune domande alla dr.ssa Martina Valizzone, specialista in psicologia.
Quali sono i sintomi?
Solitamente, i bambini affetti da Deficit dell’attenzione-iperattività manifestano i seguenti sintomi:
- serie difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione;
- hanno difficoltà a inibire un comportamento inappropriato;
- manifestano comportamenti eccessivamente vivaci;
- mostrano impazienza e difficoltà ad attendere una gratificazione;
- non riescono a stare fermi o seduti, si agitano sulla sedia, battono ripetutamente le mani o i piedi;
- si distraggono molto facilmente;
- hanno difficoltà a organizzare il lavoro scolastico;
- non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro, o il proprio turno di parola.
Secondo la versione più recente del DSM V (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), per poter porre diagnosi di ADHD, un bambino deve presentare almeno sei sintomi per un minimo di sei mesi; inoltre, è necessario che tali manifestazioni siano presenti prima dei 7 anni di età e che questi sintomi compromettano il funzionamento in almeno due contesti di vita in cui il bambino è inserito: familiare, scolastico e/o sociale.
Se un bambino manifesta una maggioranza di sintomi di disattenzione, viene posta una diagnosi di ADHD con sottotipo disattento, se invece presenta esclusivamente sintomi relativi alla sfera dell’iperattività-impulsività, allora viene posta diagnosi con un sottotipo iperattivo-impulsivo; infine, se il bambino presenta entrambe le problematiche in eguale misura, allora si pone diagnosi di deficit dell’attenzione-iperattività con sottotipo combinato.
L’incapacità a rimanere attenti e a controllare gli impulsi fa sì che, spesso, i bambini con ADHD abbiano una minore resa scolastica e sviluppino con maggiore difficoltà le proprie abilità cognitive, fattore in grado di portare il bambino a sperimentare frustrazione, rabbia oltre a stati d’ansia, depressione, disordini comportamentali e altre difficoltà nell’apprendimento.
Esistono delle terapie efficaci?
Il trattamento più indicato nei casi di ADHD richiede un intervento terapeutico di tipo combinato, costituito da una terapia psicologica (per lo più ad indirizzo cognitivo-comportamentale), cui generalmente si accompagna una terapia farmacologica.
Ad oggi, il farmaco più indicato per il trattamento farmacologico dell’ADHD è il metilfenidato.
Per quanto riguarda la terapia cognitivo comportamentale, è fondamentale che oltre al bambino siano rivolti degli incontri di training a genitori e insegnanti, allo scopo di aiutarli a comprendere le implicazioni di questo disturbo e a gestire i comportamenti disadattivi mostrati dal bambino.
In particolare, l’intervento indirizzato agli insegnanti (che prende il nome di ADHD Teacher Training) ha lo scopo di fornire agli educatori le informazioni necessarie a raggiungere una piena conoscenza del disturbo ADHD, in modo da riuscire a individuare e premiare gli aspetti positivi del bambino e aiutare le insegnanti a strutturare l’ambiente scolastico in considerazione dei bisogni del singolo.
La terapia cognitivo comportamentale indirizzata ai bambini è utile a insegnare al bambino strategie e tecniche che lo possano aiutare nella pianificazione, gestione e regolazione del proprio comportamento nei diversi ambiti di vita, andando a modificare e ampliare le sue abilità sociali, di modo che questi possa inserirsi più agevolmente nel contesto scolastico e avere relazioni più positive con i suoi coetanei.
È importante considerare che ogni intervento terapeutico nell’ambito del trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività deve essere altamente personalizzato, quindi preceduto da una accurata valutazione clinica e seguito da periodiche visite di controllo volte a valutare i progressi ottenuti e l’andamento della terapia.
A RISPONDERE ALLE DOMANDE:
Dr.ssa Martina Valizzone
Specialista in psicologia