Dieta: quella a giorni alterni funziona

Articolo aggiornato il 29 Novembre 2009

dieta giorni alterni
La dieta a giorni alterni sembra funzionare. Non è frutto delle solite dicerie ma di una ricerca medica serissima. Un gruppo di ricerca dell’Universi­tà dell’Illinois a Chicago (Usa), per la prima volta, ha te­stato questo nuovo approccio su un gruppo di persone obese. Lo studio è stato poi pubblicato dall’ American Journal of Clini­cal Nutrition.
In pratica alternando giorni di alimentazione libera con altri di forte restrizione calorica è possibile ottenere ottimi risultati dimagranti. Di certo più di una dieta severa che non prevede giorni di libertà. 
 
Nello stu­dio in questione, 16 persone obe­se hanno alternato, per 8 setti­mane, un giorno di semi digiu­no (con sole 450 kcal , equiva­lenti ad un piccolo pasto) con uno in cui potevano mangiare a volontà, cercando sempre di li­mitare i grassi. Nelle prime 4 settimane, i menu del giorno di dieta erano forniti dal cen­tro di ricerca, nelle altre 4, veni­vano scelti dai singoli. Dopo 8 settimane la perdita media di peso è stata di 5,6 kg. Ben superiore alle attese che si aggiravano intorno a 2,2 kg.  
 
Ma non è tutto. Lo studio ha rilevato anche una ridu­zione della pressione sangui­gna oltre che dei livelli ematici di colesterolo totale (21%), co­lesterolo Ldl o ‘cattivo’ (25%) e trigliceridi ( 32%). «I risultati ottenuti con que­sta dieta — dichiara Lorenza Caregaro Negrin, direttore del Servizio di dietetica e nutrizio­ne clinica dell’Università di Pa­dova — vanno presi con caute­la anche perché dei 20 soggetti che hanno partecipato alla ri­cerca, solo 16 hanno concluso il programma. E nessuno dei soggetti prescelti per questo esperimento presentava malat­tie particolari a parte l’obesità. 
 
Importante quindi avere sotto controllo lo stato di salute dei pazienti. Nelle giornate di quasi-digiu­no l’introito di proteine, carboi­drati e altri importanti fattori nutritivi era del tut­to inadeguato e questo può comportare dei rischi, specie a medio e lungo termine. Dovrebbero evitare questo regime alimentare le donne in gra­vidanza e che allattano, adole­scenti e anziani, diabetici e chi soffre di insufficienza renale, epatica o cardiaca. 
 

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