Sentiamo sempre più spesso parlare di depressione e, ahimè, moltissime sono le persone che soffrono di questo difficile disturbo. Abbiamo chiesto alla dr.ssa Martina Valizzone, psicologa, di parlarci dei casi di depressione reattiva, analizzandone i sintomi, le cure e la durata della malattia.
Cos’è la depressione reattiva e come si manifesta?
Quando parliamo di depressione reattiva facciamo riferimento a uno stato depressivo, di tempo variabile, strettamente legato a un avvenimento doloroso, caratterizzato da un’intensità e una durata sproporzionate rispetto alla “normale” reazione di fronte a eventi simili.
La depressione reattiva si manifesta solitamente a seguito di eventi spiegabili e motivati, psicologicamente rilevanti, come un lutto, una separazione, un fallimento, una delusione sentimentale/professionale, una violenza o un abuso psicofisico etc.
In genere, l’insorgere della sintomatologia è acuta e immediatamente successiva all’avvenimento stressante in questione. I sintomi che caratterizzano la depressione reattiva sono:
- ansia
- tristezza e umore depresso
- pianto frequente
- repentini sbalzi d’umore
- disturbi del sonno
- astenia e affaticamento
- pensiero quasi sempre polarizzato sull’evento che ha determinato il malessere
Come si cura la depressione reattiva?
Il trattamento più indicato è senza dubbio la psicoterapia. La psicoterapia, in particolare quella a indirizzo cognitivo-comportamentale, è molto utile per questo tipo di patologia, in quanto è volta a fornire al paziente strategie di coping funzionali validi per affrontare le difficoltà della vita.
Per quanto riguarda l’uso di farmaci, gli antidepressivi solitamente non sono indicati per il trattamento della depressione reattiva, in quanto potenzialmente in grado di indurre dipendenza in chi li assume.
Il ricorso agli psicofarmaci è di solito indicato solo e unicamente nei casi in cui la condizione prende le caratteristiche di un grave disturbo depressivo.
Quanto dura la depressione reattiva?
La prognosi e il decorso della malattia sono piuttosto variabili: si spazia da quadri clinici di lieve entità e breve durata, a forme più severe in cui i sintomi raggiungono l’intensità e la pervasività tipiche di un episodio depressivo maggiore, fino a forme che tendono a diventare croniche.
Nella maggior parte dei casi la prognosi è piuttosto buona, soprattutto se si interviene tempestivamente, alla comparsa dei primi sintomi.
A RISPONDERE ALLE DOMANDE:
Dottoressa Martina Valizzone
Specialista in Psicologia