Defibrillatore: tipologie, cos'è e come si usa

Il defibrillatore, uno strumento prezioso in grado di salvare una vita se diffuso e utilizzato nel modo corretto

Defibrillatore tipologie

Defibrillatore tipologie E’ uno strumento che potrebbe salvare molte vite, se solo fosse più diffuso e utilizzato: è il defibrillatore, che, grazie all’emissione di scariche elettriche può garantire nuovo impulso vitale al cuore in caso di arresto cardiaco e di infarto. Sempre più piccolo, sempre più preciso e tecnologico, il defibrillatore, però, è ancora troppo poco conosciuto e, soprattutto sfruttato nei luoghi potenzialmente più a rischio, come la cronaca conferma. Il nuovo decreto sulla sanità lo vuole come protagonista della dotazione necessaria di tutte le società sportive, da quelle professionistiche a quelle dilettantistiche, le migliori norme di prevenzione lo vorrebbero a disposizione di tutti nei principali luoghi di aggregazione. Cerchiamo di conoscerlo meglio, di capirne l’utilità, le tipologie e i meccanismi di azione.

Il defibrillatore salva la vita

E’ un vero e proprio dispositivo salvavita, che, secondo le stime ufficiali si dimostra la soluzione provvidenziale nel 3% dei casi di infarto del miocardio, un’eventualità tutt’altro che rara, che colpisce, ogni anno, solo in Italia, 50 mila persone.
 
I più moderni ed efficienti garantiscono dimensioni sempre più ridotte, prestazioni efficienti, facilità di utilizzo e sicurezza al cento percento. Il defibrillatore, attraverso brevi e mirate scosse elettriche consente di ridare al cuore la “spinta” giusta, l’impulso necessario per riattivarsi. Per massimizzare le sue potenzialità, il defibrillatore dovrebbe essere utilizzato entro cinque minuti dall’arresto cardiaco.

Le tipologie principali

Defibrillatore, sì, ma non solo uno. Esistono due principali tipologie di questo apparecchio: il defibrillatore manuale e quello semiautomatico.
 
La versione manuale è quella più complessa da utilizzare, che necessita di mani davvero esperte, di operatori sanitari abilitati. Infatti, ogni valutazione delle condizioni del cuore è affidata all’operatore, così come ogni calibrazione e modulazione delle scosse elettriche da rilasciare.
 
Il defibrillatore semiautomatico è talmente “intelligente” da funzionare quasi in completa autonomia. Attraverso due elettrodi posizionati sul torace, lo strumento analizza la frequenza del battito cardiaco e il ritmo cardiaco, rilevandone eventuali anomalie o alterazioni. Dopo l’analisi, emette il “verdetto”, evidenziando all’utilizzatore la necessità di “liberare” una scarica elettrica. Resa palese l’opportunità dell’intervento “a suon” di impulsi elettrici, basta solo schiacciare un pulsante.
 
Esiste, poi, tutt’altro genere di defibrillatore, definito interno o impiantabile. Si tratta di un congegno di dimensioni ridotte, uno stimolatore cardiaco alimentato da una batteria, che viene inserito in prossimità del muscolo cardiaco, solitamente, sotto la clavicola. Il suo “compito” è di controllare i segnali elettrici del cuore e, in caso di anomalie, di erogare una scarica elettrica per riportare la situazione alla normalità.

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