Non è certo una novità: diversi studi hanno evidenziato che l’eccesso di peso è correlato ad un aumento della probabilità di sviluppare molte malattie, in primis quelle cardiovascolari. Ma una nuova ricerca ha scoperto un inatteso legame tra obesità e declino cognitivo. Questo potrebbe fare luce su importanti fattori di rischio di patologie neurodegenerative come la demenza e l’Alzheimer.
Declino cognitivo e obesità, il legame
Sulla demenza, e in particolare sulla sua forma più comune (il morbo di Alzheimer), ci sono moltissimi studi. Le sue cause non sono ancora note, ma nel corso degli anni sono emersi svariati fattori di rischio che possono spingerci a fare una più attenta prevenzione. Ora è una nuova ricerca canadese, pubblicata su Jama Network Open, a portare alla luce un inatteso legame tra declino cognitivo e obesità.
La presenza di tessuto adiposo in eccesso nel corpo è già da anni correlata ad un aumento del rischio di insorgenza di molte patologie. In particolare, ad essere al centro dell’attenzione è il grasso viscerale (ovvero quello che si sviluppa tra gli organi interni). Studi passati hanno dimostrato che l’obesità può influire sulle probabilità di avere problemi cardiaci (ictus e infarto), diabete di tipo 2 e alcune forme tumorali (come il cancro al colon-retto).
I ricercatori canadesi hanno cercato di scoprire se un eccessivo sovrappeso potrebbe avere effetti negativi anche sul cervello. Così hanno coinvolto oltre 9mila persone, misurando il loro indice di massa corporea (BMI) e quello di grasso viscerale. Quindi li hanno sottoposti ad alcuni test cognitivi, per evidenziare l’eventuale invecchiamento cerebrale e la correlazione con l’obesità. I risultati hanno dimostrato che vi è un nesso.
Tra i partecipanti, quelli con più tessuto adiposo avevano presentato esiti più bassi ai test, soprattutto in quello riguardante la velocità di elaborazione. Ma c’è di più: coloro che rientravano nel quartile più alto per presenza di grasso viscerale avevano ottenuto una performance equivalente a 3 anni di invecchiamento cognitivo in più rispetto alle persone situate nel quartile più basso (e quindi con meno tessuto adiposo). Resta ora da capire quale sia il motivo di questo collegamento, che alcuni studiosi hanno individuato nell’infiammazione – provocata proprio da un più elevato tasso di adiposità.