Debellare il tumore al collo dell’utero non è più un pallido miraggio: ecco perché

Il tumore al collo dell'utero potrebbe essere il primo a venir debellato: lo rivela l'OMS, che ha stilato le linee guida per combattere la diffusione della neoplasia.

Tumore al collo dell'utero
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Obiettivo: debellare il tumore al collo dell’utero. Non si tratta di un miraggio, bensì di una realtà che potremmo raggiungere nel giro di breve tempo. Lo ha dichiarato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha individuato in questa malattia la prima forma di cancro che potrebbe essere eliminata. Naturalmente è necessario uno sforzo congiunto da parte di tutte le autorità sanitarie mondiali, ma l’idea di poter sconfiggere una neoplasia così grave è senza dubbio incoraggiante.

Tumore al collo dell’utero, le speranze per il futuro

Il cancro alla cervice uterina rappresenta la seconda causa di morte per tumore nelle donne in età fertile. Negli anni si è fatto molto per individuare nuove cure contro questa malattia: i passi avanti sono numerosi, tanto che il tasso di sopravvivenza continua ad alzarsi. Uno dei fattori principali nella lotta al tumore al collo dell’utero è la prevenzione. Non è un caso che la mortalità più elevata per questa neoplasia si ha nei Paesi a basso e medio reddito, dove il sistema sanitario non prevede forme di screening – e dove, naturalmente, accedere alle terapie è più difficile.

Secondo l’OMS, tuttavia, questo tipo di tumore potrebbe essere il primo a venir debellato nel mondo. Nelle sue linee guida si trova la strategia che, se adottata a livello mondiale, dovrebbe eliminare il cancro al collo dell’utero come problema di salute pubblica. L’obiettivo principale è quello di raggiungere un’incidenza globale inferiore a 4 casi per 100mila donne. Come riuscirci? Puntando su screening (il famoso pap test) e vaccinazione.

Entro il 2030, l’OMS ha intenzione di raggiungere un traguardo importante, individuato nello schema 90-70-90. Il primo passo consiste infatti nell’avere il 90% delle ragazze vaccinate contro il papillomavirus umano (HPV) prima dei 15 anni. Il secondo punto invece mira a permettere al 70% delle donne di effettuare uno screening entro i 35 anni e, successivamente, entro i 45 anni. Infine, il terzo obiettivo consiste nel garantire al 90% delle pazienti cui viene diagnosticato il tumore al collo dell’utero l’accesso a cure adeguate.

Seguendo questa strategia, l’OMS spera di riuscire a prevenire la gran parte dei casi di cancro alla cervice uterina e di trattare tempestivamente le diagnosi che dovrebbero emergere precocemente grazie allo screening. Solo in questo modo sarà possibile eliminare il tumore al collo dell’utero.