Cura per l'emicrania

cura emicrania (foto di Antonio Guillem shutterstock.com)

Articolo aggiornato il 27 Febbraio 2018

La cura per l’emicrania mira a limitare gli effetti debilitanti di questo disturbo attraverso l’uso di farmaci, prevalentemente analgesici, da somministrare durante la fase acuta. La migliore cura contro l’emicrania rimane sempre, però, la prevenzione: attraverso una dieta corretta ed equilibrata e le giuste abitudini nel nostro stile di vita, è infatti possibile ridurre al minimo la possibilità di soffrire di emicrania.
Nel caso dell’emicrania acuta, l’obiettivo della terapia consiste nel placare il dolore una volta che è insorto e limitare rapidamente la comparsa della sintomatologia associata, attraverso l’assunzione di antidolorifici.

Farmaci per l’emicrania

Per curare l’emicrania con i farmaci, prima di procedere con una terapia fai-da-te, è bene recarsi dal proprio medico curante che saprà valutare lo stato generale di salute e decidere come procedere.
Nel caso di attacchi emicranici sporadici e di media intensità, normalmente verrà posta l’attenzione sulla prevenzione dei fattori scatenanti; se si tratta, invece, di emicrania ricorrente o cronica, il dottore potrà decidere di optare per la somministrazione di farmaci, specialmente nella fase acuta.
Solo nei casi più gravi e dolorosi, potrà essere prescritta una cura preventiva basata non solo sulla modifica dello stile di vita del paziente, ma anche sull’assunzione di alcuni farmaci specifici, ad esempio antidepressivi o antiepilettici.

Farmaci per la fase acuta dell’emicrania

L’obiettivo dei farmaci per l’emicrania è quello di limitare l’intensità del dolore alla testa e di ridurre la possibilità della comparsa della sintomatologia associata a un attacco emicranico, come nausea, diarrea, difficoltà visive e sensibilità a luce (fotofobia) e suoni. Le cure adatte alla fase acuta dell’attacco emicranico possono essere suddivise in base alla tipologia dei farmaci, e quindi:

Analgesici

Il trattamento iniziale dell’emicrania, con sintomi di intensità da lieve a moderata, è rappresentato dall’assunzione di semplici analgesici, come i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) o la combinazione di paracetamolo, acido acetilsalicilico e caffeina.
Il consiglio che viene dato dai neurologi a tutti i pazienti che soffrono di emicrania, è di assumere l’antidolorifico prescritto già ai primi sintomi: ciò aumenta notevolmente la probabilità di riuscire a fermare l’attacco prima che si presenti in tutta la sua intensità. In alcuni casi i FANS possono essere prescritti insieme a farmaci antiemetici se i sintomi dell’emicrania comprendessero anche nausea e vomito.
Il consiglio è sempre quello di rispettare il dosaggio suggerito: gli analgesici, se assunti con troppa frequenza o per lunghi periodi possono provocare ulcera, sanguinamento gastrointestinale e cefalea da rebound, un mal di testa secondario che viene anche chiamato cefalea da abuso di farmaci. In generale, si raccomanda di assumere gli analgesici a stomaco pieno e al bisogno, per evitare questi spiacevoli effetti collaterali.

Anti-infiammatori

In alcuni casi, è stato riscontrato che anche dei semplici farmaci anti-infiammatori possono essere utili a contenere il dolore emicranico durante l’attacco: i più impiegati, in questo senso, sono l’ibuprofene, il diclofenac e il naprossene.

Triptani

Se gli antidolorifici ordinari non contribuiscono ad alleviare i sintomi dell’emicrania, i triptani costituiscono l’opzione farmacologica successiva, soprattutto per chi soffre di attacchi emicranici intensi. I triptani, come il sumatriptan, sono efficaci sia per il dolore che per la nausea, ma anche per la sensibilità alla luce e ai rumori associati all’emicrania.
L’azione di questi farmaci agisce su alcuni recettori della serotonina, impedendo così la propagazione del dolore. In particolare determinano la contrazione dei vasi sanguigni nell’encefalo, contrastando la dilatazione che occorre durante l’attacco emicranico. I triptani non creano dipendenza, ma la loro assunzione può creare possibili effetti collaterali, come nausea, vertigini, debolezza muscolare, vampate di calore e possono causare, a loro volta, mal di testa se usati più di 10 giorni al mese.

Ergotamina

L’ergotamina, e il suo derivato la diidroergotamina, sono ormai considerati di vecchia generazione, ma vengono ancora utilizzati come farmaci d’elezione nei casi di emicrania particolarmente invalidante o refrattaria ad altri trattamenti. Sono ugualmente efficaci ai triptani in caso di emicrania persistente almeno 48 ore, ma il loro costo è nettamente inferiore.
L’azione vasocostrittrice dell’ergotamina contrasta la fase di vasodilatazione cranica responsabile della comparsa dell’emicrania, tuttavia in alcuni soggetti possono apportare gravi effetti collaterali e peggiorare il senso di nausea.

Oppiacei, barbiturici, narcotici

Altre opzioni farmacologiche possibili contro l’emicrania sono i farmaci per attenuare il dolore, ma non in grado di intervenire direttamente sull’emicrania. Tra questi sono inclusi i narcotici, gli oppiacei e i barbiturici. Dal momento che questi farmaci possono determinare assuefazione, sono meno indicati per la cura dell’emicrania ed andrebbero assunti solo occasionalmente, quando la terapia specifica di base non è efficace.

Anti-nausea

Poiché spesso l’attacco di emicrania accompagna il mal di testa a una sintomatologia più complessa, comprendente anche attacchi di vomito e nausea persistente, è utile combinare all’antidolorifico anche un farmaco antiemetico. I più utilizzati sono la metoclopramide e la proclorperazina.

Cortisone

Nei casi più gravi, si ricorre anche alla somministrazione di una dose cortisonica per via endovenosa: è stato infatti dimostrato come sia in grado di ridurre entro 72 ore il dolore associato all’emicrania cronica, quando utilizzato in combinazione alle terapie standard.

Farmaci per la prevenzione dell’emicrania

Nei casi in cui l’attacco emicranico sia ripetuto nel tempo (almeno 15 giorni al mese per un periodo consecutivo di tre mesi) si parlerà di emicrania cronica, una condizione spesso invalidante per le normali attività quotidiane come leggere o guidare. È in questa situazione, quando l’eliminazione dei fattori scatenanti e le cure per la fase acuta dell’attacco emicranico non sono sufficienti, che il medico prescrive una terapia preventiva attraverso la somministrazione di farmaci specifici.
Questa è raccomandata soprattutto a chi ha mal di testa forte per almeno 2-3 giorni a settimana e non tollera facilmente i farmaci prescritti per la fase acuta, oppure soffre di attacchi molto gravi. Le cure preventive possono aiutare a limitare frequenza, intensità e lunghezza degli attacchi di emicrania; scopriamo i farmaci più utilizzati.

Farmaci per disturbi cardiovascolari

Il medico può decidere di prescrivere dei classici betabloccanti, usati generalmente per la cura delle coronaropatie o dell’ipertensione. Questi farmaci agiscono sui vasi sanguigni, modulandone il tono e aiutando a prevenire la comparsa dell’attacco emicranico, agendo anche sui meccanismi di propagazione del dolore. Anche i calcio-antagonisti possono essere utilizzati, agendo nello stesso modo sul sistema vascolare.

Antidepressivi

Gli antidepressivi in caso di emicrania possono aiutare nella prevenzione della comparsa dell’attacco, agendo sul sistema nervoso centrale e bloccando alcuni recettori della serotonina, deputati alla diffusione della sensazione dolorosa.

Antiepilettici

Anche i farmaci contro le convulsioni si sono dimostrati efficaci nella prevenzione dell’emicrania; sembra infatti che agiscano sulla percezione e sulla soglia del dolore, innalzandola.

Tossina botulinica di tipo A

Si tratta di una cura sperimentale, utile sono nei casi di emicrania cronica e non episodica. È stato dimostrato come in alcuni soggetti, punture di questa tossina botulinica in punti specifici (come il collo, la fronte e la testa) siano in grado di attenuare notevolmente l’incidenza dell’attacco emicranico fino a 3 mesi dal trattamento.

Effetti della terapia di prevenzione

Nella gran parte dei casi, queste terapie di prevenzione hanno effetti buoni sul paziente, ma è fondamentale seguire scrupolosamente la posologia prescritta dal neurologo, in quanto se assunti in quantità e frequenza scorrette, possono avere effetti anche gravi sulla salute del paziente.
Se, grazie alle cure preventive, l’emicrania diminuisce fino a scomparire nell’arco di 6 mesi, il dottore può decidere di sospendere la terapia per osservare la reazione del paziente, oppure prescrivere un dosaggio più blando dei farmaci.

Farmaci per l’emicrania in gravidanza e allattamento

Per chi si trova in gravidanza o allattamento, il consiglio è quello di limitare quanto più possibile terapie farmacologiche, concentrando invece la propria attenzione nell’evitare i potenziali fattori scatenanti.
Tuttavia, il ginecologo potrà prescrivere degli antidolorifici appositi come il paracetamolo, dopo un’attenta valutazione della condizione della paziente e dei rischi connessi all’assunzione farmacologica.