Quando si tratta di cuore e, in particolare, di sostituzione della valvola aortica, una sperimentazione recente conferma che la chirurgia mini-invasiva dà le stesse garanzie di efficacia e di affidabilità di quella tradizionale a cuore aperto. L’intervento mini-invasivo, effettuato per via transcatetere, Tavi, è efficace quanto l’operazione chirurgica più invasiva: ecco quanto è emerso dallo studio “Partner-Coorte A”.
Nel corso dell’indagine “Partner-Coorte A”, che ha messo a confronto, in pazienti con stenosi grave della valvola aortica, la tecnica standard di intervento cardiochirurgico a cuore aperto (Avr) e l’innovativa procedura Tavi, è stato evidenziato come, a distanza di 12 mesi dall’intervento mini-invasivo o tradizionale, i tassi di mortalità sono sovrapponibili.
La conferma dell’efficacia di questa tecnica di sostituzione mini invasiva è stata presentata, in anteprima, con lo studio che l’ha resa possibile, in occasione del VII Congresso europeo di geriatria “Healthy And Active Ageing For All Europeans”.
“Questi dati sono estremamente importanti e positivi per la Tavi, anche se non definitivi perché dobbiamo vedere che cosa accadrà a 2-3 anni dall’intervento”, ha dichiarato Corrado Vassanelli, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare e Toracico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.
Stessa efficacia, ma non gli stessi rischi: sia la Tavi sia la chirurgia standard non sono immuni, seppur in modo differente, da pericoli post intervento. Infatti, se la tecnica mini-invasiva risulta, secondo lo studio, associata con maggiore frequenza a complicazioni vascolari e neurologiche, l’intervento tradizionale ha un rischio più elevato di sanguinamento e di fibrillazione atriale.