Cuore: al via studio su terapia sindrome coronarica acuta

Dopo un infarto bisogna assumere due farmaci antiaggreganti per 12 mesi, per ridurre il rischio di recidive

cuore sindrome coronarica acuta

cuore sindrome coronarica acutaCon il termine Sindrome Coronarica acuta si fa riferimento a tutte quelle condizioni derivati da una riduzione dell’afflusso di sangue al cuore, dall’angina fino all’infarto vero e proprio. Situazioni che richiedono terapie specifiche per evitare che simili eventi cardiovascolari tornino a ripresentarsi, perché dopo un attacco di cuore, il rischio di recidiva, cioè del verificarsi di un nuovo attacco, è molto alto.

Le linee guida attualmente esistenti prevedono che i pazienti con sindrome coronarica acuta sia sottoposti a un trattamento, della durata di 12 mesi a partire dall’evento (infarto o angina) verificatosi, con due differenti farmaci antiaggreganti piastrinici, cioè medicinali in grado di contrastare la formazione di coaguli di sangue, evitando l’aggregazione delle piastrine. Dopo un anno, la terapia viene proseguita solo con un antiaggregante, l’acido acetil-salicilico (il principio attivo dell’Aspirina).
 
Ha preso, però, il via recentemente uno studio scientifico (chiamato PEGASUS-TIMI 54) che punta a valutare se, in quelle persone che hanno subito un attacco di cuore da uno a tre anni prima, sia meglio continuare la doppia terapia anche oltre i 12 mesi previsti, per ridurre ulteriormente il rischio di recidive.
 
Lo studio è internazionale e sarà condotto su circa 21 mila pazienti, in oltre trenta Paesi del mondo e mira, in particolare, a valutare l’effetto della doppia terapia con acido acetil-salicilico e ticagrelor, un antiaggregante piastrinico considerato innovativo. Lo studio durerà minimo 12 mesi, per cui occorrerà attendere ancora prima di conoscere i risultati, che potrebbero modificare l’approccio alla terapia della sindrome coronarica acuta.