Covid: vaccinare gli adulti può proteggere anche i bambini

Nei luoghi con un'alta percentuale di adulti vaccinati, i contagi sembrano diminuire anche tra i bambini non ancora immunizzati.

mamma e bambini
Foto Pixabay | marcinjozwiak

I bambini non ancora vaccinati sembrano risentire positivamente dell’immunità degli adulti, per effetto dell’immunità di gregge.

Calano i contagi tra i bambini se gli adulti sono immunizzati

I bambini che non sono stati ancora vaccinati contro il covid sembrano godere della protezione indiretta degli adulti vaccinati. Questi sono  i primi dati in arrivo da alcune realtà che hanno completato o quasi le campagne di vaccinazione di massa. Questi risultati sembrano dunque allontanare i timori iniziali in merito al fatto che i più piccoli potessero diventare “riserve virali” contribuendo alla circolazione del virus. Questo non sembra accadere: anzi, nei luoghi in cui la maggior parte degli adulti è vaccinata, i contagi tra i bambini sembrano scendere allo stesso ritmo, per effetto dell’immunità di gregge.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature, cita alcuni esempi degli effetti positivi indiretti dei vaccini anti-covid nelle fasce più giovani.  Le prove più evidenti arrivano dalla cittadina brasiliana di Serrana, nello Stato di San Paolo, dove il 98% degli adulti è stato vaccinato nell’ambito di un progetto per misurare l’efficacia del vaccino CoronaVac. Nonostante il vaccino tra gli adulti abbia raggiunto solo il 50% dell’efficacia, ha permesso la riduzione dei casi sintomatici dell’80% e le morti del 95% tra i bambini.

Fenomeno simile anche negli USA

Anche negli Stati Uniti si è osservato un fenomeno simile. Negli USA, dove poco più della metà della popolazione ha ricevuto almeno una dose, i casi negli under 18 sono calati dell’84% tra gennaio e maggio. La popolazione vaccinata protegge indirettamente quella che ancora non lo è, un esempio concreto del concetto di immunità di gregge.

Il fatto che i bambini non vaccinati non sembrino costituire riserve di circolazione virale è probabilmente dovuto alla minore facilità di trasmissione virale in questa fascia di popolazione.  Nelle vie respiratorie dei bambini, infatti, i recettori cellulari che permettono l’ingresso del SARS-CoV-2 sono meno abbondanti, sebbene i bambini con malattie croniche risultino più predisposti a contrarre il virus.