Con il dilagare del Covid, ormai da due anni a questa parte abbiamo imparato a prendere confidenza con uno strumento di controllo molto utile, il tampone. Ce ne sono di diversi tipi, uno dei quali in particolare è già in passato finito sotto accusa. Ora la questione torna ad esacerbarsi, soprattutto per via del diffondersi della variante Omicron. I tamponi rapidi sono davvero affidabili? Perché danno spesso risultati falsi negativi? Cerchiamo di fare chiarezza.
Covid, cosa sono i tamponi rapidi
I tamponi rapidi, chiamati anche tamponi antigenici, sono indubbiamente molto utili. Si eseguono facilmente, prelevando un campione nasale, e forniscono il risultato in appena 15/20 minuti. Sono quindi ottimi per accelerare i tempi di risposta, soprattutto quando se ne devono effettuare in gran numero – almeno dal punto di vista degli operatori sanitari che se ne occupano. Tuttavia, non sempre sono molto affidabili. Rispetto ai tamponi molecolari, che vanno a cercare l’RNA e richiedono quindi molto più tempo, hanno un notevole numero di risultati falsi negativi.
Un falso negativo si ha quando il tampone non riesce a rilevare la positività di una persona, dando erroneamente esito negativo. Si tratta di un problema serio, perché impedisce di attivare repentinamente il protocollo di quarantena importante per evitare di diffondere il contagio – soprattutto nel caso di positivi asintomatici. I tamponi rapidi finiscono dunque sotto accusa: ma perché succede di avere falsi negativi, e come fare per evitare questo problema?
Perché si hanno falsi negativi
Innanzitutto, è bene sapere che esistono diversi tipi di tamponi rapidi, ciascuno con la propria sensibilità. Proprio come accade per i test di gravidanza, questo fattore indica la capacità di individuare una determinata sostanza – in questo caso, la proteina spike del virus. Più un tampone è sensibile, minore è il rischio che il suo esito sia falsato. Ma anche così non possiamo avere la certezza di un risultato corretto.
Un altro problema è infatti che spesso questi test vengono effettuati in maniera casalinga, da persone che non sono esperte. La preoccupazione di fare involontariamente del male può impedire a chi li esegue di andare correttamente in profondità nei seni nasali, non “catturando” così un campione significativo. Senza contare, poi, che questi tamponi rapidi a volte non sono in grado di rilevare una positività più lieve, come accade quando ci si è infettati da poco o si è in procinto di guarire. E, come si è scoperto di recente, spesso non hanno sensibilità nei confronti di varianti meno diffuse.