Come in molti altri casi, lo stile di vita e alcune abitudini incidono in una certa misura anche sulle disfunzioni tiroidee. Abbiamo chiesto alla dr.ssa Chiara Tuccilli, biologa e dottore di ricerca in endocrinologia, di indicarci i cibi da evitare in caso di disturbi endocrinologici.
Cibo e problemi alla tiroide: è bene prestare attenzione a ciò che mangiamo?
Talvolta, non occorre una terapia e bisogna solo prestare attenzione e abbandonare qualche possibile abitudine scorretta, al fine di ritardare l’evoluzione della patologia e il peggioramento dei sintomi. Tuttavia, anche chi segue la terapia può aver sviluppato delle abitudini scorrette che possono inficiare l’efficacia del trattamento, ed è bene porvi rimedio.
10 cose NO per chi ha problemi alla tiroide!
- Il sovrappeso. Alla popolazione generale è continuamente consigliato di mantenere il peso corporeo nella norma e, sicuramente, l’eccesso ponderale è da evitare per chi soffre di problemi tiroidei. Infatti, è noto che il sovrappeso è connesso a una maggiore dimensione dei noduli. Esiste un’associazione tra la concentrazione del TSH (l’ormone che stimola la tiroide) e l’aumento della massa grassa e della resistenza insulinica (una condizione frequente negli individui in sovrappeso o obesi). I livelli di TSH, infatti, tendono a essere aumentati nelle persone obese, anche quelle in eutiroidismo. Una riduzione del peso, quindi, aiuta a controllare meglio i valori di TSH.
- La sedentarietà. Poiché spesso responsabile dell’eccesso di peso. Uno studio pubblicato a febbraio 2018 sulla rivista scientifica “Thyroid” ha evidenziato i benefici dell’attività fisica anche nel ridurre alcuni sintomi associati alla terapia ormonale sostituiva dopo tiroidectomia.
- Gli alimenti ad alto indice glicemico. A proposito di resistenza insulinica, questa è una condizione abbastanza diffusa nei pazienti ipotiroidei, ragion per cui hanno problemi legati al metabolismo degli zuccheri. Per evitare il peggioramento della situazione è bene evitare troppi dolci e zuccheri semplici e, in generale, il consumo di alimenti ad alto indice glicemico.
- Eliminare i carboidrati dalla propria dieta o una loro drastica riduzione. La carenza protratta di carboidrati causa la riduzione dei livelli di fT3 (cioè della forma libera e attiva dell’ormone tiroideo).
- Il consumo eccessivo di alimenti gozzigeni. Questi ultimi contengono sostanze in grado di interferire con l’assorbimento dello iodio. I principali alimenti gozzigeni sono i cavoli, i cavolfiori, i cavoli di Bruxelles, i broccoli, le rape, la soia. Non significa che questi alimenti vanno eliminati dalla dieta, ma che si devono consumare con moderazione.
- Assumere la terapia con tiroxina contemporaneamente alla colazione. Chi assume il farmaco è sicuramente edotto del problema di assorbimento, ma può essere utile sottolinearlo. La terapia va assunta a stomaco vuoto e la colazione va consumata a distanza di almeno 30 minuti (o dopo 10 minuti se si assume la formulazione liquida di ormone tiroideo). Tuttavia, nella colazione sarebbe meglio evitare alimenti eccessivamente ricchi di calcio, fibre e soia, poiché questi riducono l’assorbimento del farmaco. Contravvenendo a queste raccomandazioni per un tempo sufficientemente lungo vi è il rischio che la terapia non sia efficace, producendo un peggioramento dei sintomi.
- Assunzione di tiroxina e di altri medicinali in una finestra temporale stretta. La formulazione liquida di tiroxina non crea questo problema, mentre la formulazione classica interagisce con diversi farmaci, determinando uno scarso assorbimento.
- Utilizzo di creme snellenti o di integratori dimagranti contenenti l’ormone tiroideo o lo iodio. L’utilizzo continuativo di questi prodotti potrebbe provocare delle alterazioni nei livelli ormonali e peggiorare la disfunzione tiroidea.
- Usare il sale iodato nella fase acuta dell’ipertiroidismo. Si tratta di una misura precauzionale. Successivamente, quando i livelli ormonali si saranno normalizzati, si potrà usare anche il sale iodato, senza esagerare.
- Stress cronico. Lo stress è un altro fattore da considerare per evitare il peggioramento dei sintomi dell’ipotiroidismo, poiché esso aumenta i livelli di cortisolo, l’ormone surrenalico in grado di inibire l’enzima che trasforma l’ormone T4 (poco attivo biologicamente) nell’ormone T3 (la forma attiva).
A RISPONDERE ALLE DOMANDE:
Dr.ssa Chiara Tuccilli
Biologa e dottore di ricerca in endocrinologia