Coronavirus, cresce l’ipocrondria digitale tra gli anziani

L'utilizzo di strumenti di autodiagnosi, come gli smartwatch, può causare disturbi d'ansia nei soggetti più fragili, che possono incorrere in diagnosi errate

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La pandemia da Covid-19 e le continue restrizioni hanno messo a dura prova la salute, mentale e fisica, degli anziani. Ad oggi sono sempre di più i soggetti più fragili che, spinti anche dai familiari preoccupati, decidono di utilizzare dispositivi di autocontrollo a casa. Tra i tanti, gli anziani scelgono di affidarsi a smart watch e misuratori di pressione e ritmo cardiaco per monitorare la loro salute.

Questo, secondo quanto emerso, provocherebbe negli anziani il rischio di diversi disturbi, come l’ansia, e autodiagnosi spesso errate. Il nuovo lockdown, così, ha portato alla crescita dell’ipocondria digitale, soprattutto nei soggetti più a rischio.

Con la pandemia gli anziani sono passati dal controllo su Google all’autodiagnosi a casa

A mettere in guardia sui rischi per i più anziani sono gli esperti della SICGe, società italiana di cardiologia geriatrica. Infatti, hanno sottolineato che con la pandemia si è passati dal controllare i sintomi su internet all’automisurazione dei parametri attraverso la tecnologia.

Secondo quanto emerso, in Italia la spesa per questi strumenti è stata di circa mezzo miliardo, con una spesa a persona di circa 40 euro. Questa, è stata spesso sostenuta dai familiari preoccupati per la salute dei parenti più anziani.

Tutte le tecnologie digitali, a partire dagli smartphone, possono rappresentare un volano per prevenzione cardiovascolare. Lo conferma il boom delle vendite di apparecchi per il monitoraggio della funzione cardiaca. Prodotti come i braccialetti elettronici, ma anche app e smartwatch per la trasmissione dell’elettrocardiogramma” ha detto Alessandro Boccanelli, presidente della SICGe.

Boccanelli ha poi spiegato che è arrivato il momento di iniziare a lavorare su percorsi di cura “che inizino dall’interazione del paziente da remoto”.

Boccanelli: “Non bisogna confondere l’autodiagnosi con la diagnosi”

Non bisogna confondere l’autodiagnosi con la diagnosi che deve essere sempre eseguita dal medico. Questo, indipendentemente dal dato tecnico che non si può sostituire all’operatore sanitario”.

Come spiegato da Boccanelli, tra i soggetti, anziani compresi, c’è la convinzione che usando questi strumenti si possa “scavalcare il professionista sanitario” che deve “sempre suggerire il loro utilizzo”. Questo perché, in caso contrario, “c’è il rischio di far sentire tutti un po’ malati”.

Questo vale soprattutto per gli anziani che vivono a casa, spesso “vittime inconsapevoli di un ossessivo controllo ‘fai da te’, e più esposti al rischio di un eccesso di medicalizzazione, di sofferenza e inquietudini crescenti” ha spiegato il presidente della SICGe.

L’utilizzo della tecnologia nei mesi di pandemia ha “sconvolto” il rapporto tra medico e pazienti, in questo caso gli anziani.

Boccanelli ha infine spiegato che: “La riprogettazione dell’assistenza sanitaria deve tenere contro dell’opportunità che la rivoluzione digitale offre. Ma in questo contesto la gestione della diagnosi e della cura deve essere affidata al medico e non al cittadino che rischia di sentirsi malato e ipermedicalizzarsi”.