Articolo aggiornato il 17 Novembre 2023
Contrazioni in gravidanza: scopriamo le cause e come si manifestano. Sono degli spasmi che possono presentarsi con intensità differenti nel corso del periodo della gravidanza. Possono presentarsi anche durante il primo trimestre e per questo motivo non ci si deve allarmare, perché in genere costituiscono un fenomeno fisiologico. Le contrazioni più note sono quelle che si verificano nella fase del travaglio, ma questi spasmi della muscolatura uterina possono presentarsi in qualsiasi momento. Alcuni punti specifici dell’utero, chiamati nodi, sono i punti di partenza di queste contrazioni, perché sono particolarmente sensibili all’azione di alcuni ormoni, come l’ossitocina, il progesterone e gli estrogeni. Questi ormoni provocano un’eccitabilità delle fibre, portando alla formazione della contrazione.
Le contrazioni durante il periodo della gravidanza sono un fenomeno comune e, nella maggior parte dei casi, rappresentano parte del processo normale di preparazione del corpo alla nascita del bambino. Tuttavia, è essenziale capire Braxton Hicks e quelle effettive, poiché queste ultime potrebbero indicare l’inizio del travaglio. Ma vediamo la differenza tra le due.
Le contrazioni di Braxton Hicks sono contrazioni uterine “finte” che di solito iniziano nella seconda metà della gravidanza. Sono contrazioni irregolari, non aumentano di intensità e molto spesso scompaiono con il giusto riposo o un cambio di posizione. Questo tipo di contrazioni servono a preparare l’utero per il travaglio vero e proprio, ma ciò non significa che il parto sia imminente. Le contrazioni effettive del travaglio invece, si distinguono per la loro regolarità, intensità crescente e il fatto che non scompaiono con il riposo. Le contrazioni effettive iniziano nella parte bassa della schiena o nell’addome poi si spostano verso il basso e diventano più intense con il tempo. Sicuramente se si riesce a monitorare la durata e la frequenza delle contrazioni si può capire quando è il momento giusto di recarsi in ospedale.
Nel primo trimestre
Nel primo trimestre si possono avvertire dei piccoli crampi nell’area pelvica, proprio nei punti in cui di solito si avverte il dolore mestruale. La situazione è differente in base al mese durante il quale le contrazioni si presentano:
- primo mese: il dolore, non molto forte, può presentarsi anche nel primo mese di gravidanza e spesso, quando non sa ancora di essere incinta, la donna può scambiare questo fastidio per dei dolori mestruali. Saranno la mancata mestruazione e il test di gravidanza a fornire delle informazioni più precise;
- secondo e terzo mese: il progesterone può aumentare nel corso di questi mesi e può causare un rallentamento delle funzioni intestinali, con dei crampi che a volte potrebbero essere scambiati per contrazioni uterine. La camera gestazionale che ospita l’embrione spinge sulle pareti dell’utero e può causare delle vere e proprie contrazioni.
I rischi nel primo trimestre
Il primo periodo della gravidanza è quello con un maggiore rischio di aborto. Per questo motivo è bene fare attenzione ai segnali del corpo. Se il dolore provato è leggero e questo è l’unico sintomo presente, si tratta di una condizione fisiologica che può essere considerata normale. Se, invece, la sensazione di dolore è forte, si presenta anche nella zona lombare ed è accompagnata da perdite di sangue, bisogna recarsi subito al pronto soccorso.
Nel secondo trimestre
In questo periodo della gravidanza l’utero deve aumentare le sue dimensioni per accogliere il feto che inizia a crescere. E’ proprio intorno al sesto mese che possono presentarsi degli indurimenti delle fibre, che si contraggono, anche se spesso non provocano dolore.
I rischi nel secondo trimestre
E’ bene rivolgersi al ginecologo di fiducia se le contrazioni sono particolarmente dolorose e si presentano con regolarità. Un campanello d’allarme dovrebbe essere costituito dal fatto che si potrebbero verificare indurimenti della pancia. Delle contrazioni di questo tipo potrebbero indicare una condizione di parto pretermine.
Nel terzo trimestre
E’ proprio in questo periodo che si può presentare un maggior numero di contrazioni, anche se i movimenti in questo caso saranno più delicati. In particolare nel terzo trimestre le contrazioni sono dovute alla fase di preparazione dell’utero al parto. Si può avvertire anche un indurimento della pancia e i movimenti possono essere per un po’ regolari e poi possono interrompersi.
I rischi nel terzo trimestre
E’ fondamentale recarsi al pronto soccorso quando la sensazione dolorosa è abbastanza forte, non sono presenti delle pause e si verificano delle perdite di sangue. In questo caso il rischio è quello di un distacco, che può essere parziale o totale, della placenta.
Quando contattare il medico e come gestire le contrazioni
È necessario contattare il proprio ginecologo se si sperimentano delle contrazioni dolorose prima della 37esima settimana, poiché potrebbe trattarsi di un travaglio prematuro. Le contrazioni accompagnate da perdite di liquido amniotico, sanguinamento o riduzione dei movimenti del bambino dovrebbero essere un segnalate immediatamente al medico.
Per gestire al meglio le contrazioni, solitamente si consiglia di procedere con il praticare tecniche di respirazione profonda, in questo modo si può gestire il dolore. O ancora, un bagno caldo o una doccia possono anche offrire sollievo. Per finire, il supporto emotivo del partner o di un familiare può essere fondamentale durante questo periodo.
La fase prodromica del parto
Le fasi del parto sono quattro, una delle quali viene chiamata prodromica ed è quella in cui ci si prepara al parto vero e proprio. Ogni donna presenta segnali diversi che durano per un periodo di tempo differente. Durante questa fase il bambino inizia lentamente ad incanalarsi e il collo dell’utero prima di centralizza, poi si raccorcia e infine si appiana. Nella fase prodromica potrebbero anche esserci le prime contrazioni, ma non sono quelle efficaci, sono irregolari e non molto dolorose. Si tratta di contrazioni sporadiche, in alcuni casi si verificano in diversi momenti della giornata. Inoltre, oltre alle contrazioni si potrebbe perdere il tappo mucoso che chiude il collo dell’utero durante tutta la gravidanza, fino a quando non inizia il parto vero e proprio. La perdita del tappo però, può avvenire anche giorni prima di partorire, quindi non viene considerato come un segno di parto imminente.
Le contrazioni regolari
Le contrazioni vere e proprie, ovvero quelle che indicano il parto hanno una caratteristica principale: la regolarità. Man mano che il tempo passa, le contrazioni sono più ravvicinate e ad intervalli di tempo uguali. Se le contrazioni diventano regolari e quindi si manifestano ogni 10 minuti è arrivato il momento di correre in ospedale.
Quando sono presenti le contrazioni regolari, il tracciato cardiotocografico è necessario per valutare il ritmo cardiaco del feto e le contrazione stesse. Quando queste ultime sono regolari e doloroso e aumentano di intensità e durata, significa che è in atto la fase cosiddetta dilatante del parto, quella in cui il collo dell’utero inizia a dilatarsi per consentire al bambino di scendere nel canale del parto e nascere. È la fase più stancante del parto e non si sa mai quanto può durare. La fortuna però, è che esistono metodi di stimolazione del parto che consentono una dilatazione più veloce ma più dolorosa. La fase dilatante è anche quella in cui viene fatta l’epidurale.
Che cos’è l’anestesia epidurale
Il parto è sempre stato un momento doloroso per la donna, per questo i tentativi di ridurre il dolore delle contrazioni risalgano ai tempi antichi. Nel corso degli anni sono stata provate un sacco di sostanze diverse per alleviare il dolore, a metà dell’800 è poi nata la moderna anestesia in ostetricia. Dagli anni 6o’ del Novecento si è assistito ad un’evoluzione sia dal punto di vista farmacologico che tecnico, arrivando alla sicurezza ed efficacia di oggi. In Italia, i primi centri che hanno iniziato ad applicare la partoanalgesia sono stati a Milano e Tornio.
Ma cos’è l’epiudrale? Si tratta di una tecnica di analgesia che ha lo scopo di ridurre il dolore che si sente durante il travaglio e il parto. Con la somministrazione di alcuni farmaci dalla zona lombare, vengono addormentati i nervi che trasportano gli stimoli dolorosi dell’utero, della cervice uterina e della vagina, al cervello. Per intenderci meglio, l’epidurale riduce la sensibilità al dolore. Questa si può fare sia per il parto naturale che per il cesareo.
L’epidurale può essere effettuata solo da un anestesista. La donna incinta viene fatta sedere con la schiena incurvata in avanti oppure distesa su un fianco. Le spalle e le spina dorsale devono essere rilassate così da aprire meglio lo spazio tra le vertebre. In ogni caso, l’epidurale non fa male ma ci possono essere alcuni effetti collaterali, come:
- Aspirazione di sangue: è l’inconveniente più comune quando si esegue un’epidurale.
- Parestesie: sono una percezione alterata della sensibilità.
- Vertigini, visione doppia.
- Brivido: capita solitamente alle donne in travaglio e anche dopo aver partorito.
- Blocco lateralizzato: è l’effetto dei farmaci su un solo lato dell’addome.
- Blocco segmentario: l’addome diventa molto sensibile dopo l’inoculazione dell’anestetico.
Conclusioni
Concludendo, come abbiamo potuto capire, comprendere le contrazioni durante la gravidanza è cruciale per garantire la salute di entrambi. La comunicazione aperta con il medico e la prontezza nel cercare assistenza in caso di preoccupazioni o dubbi sono elementi fondamentali per un percorso di gravidanza sereno, sicuro e sano. La prevenzione è un elemento chiave. Sicuramente mantenere uno stile di vita sano, seguendo una dieta equilibrata e la giusta attività fisica, aiuta a ridurre il rischio di complicazioni durante il percorso della gravidanza. D’obbligo sono i controlli pre-natali che consentono al ginecologo di monitorare la salute della madre e del bambino che sta per nascere.