Inizio di Covid: quando e come usare gli antinfiammatori

Dopo più di 150.000 morti per Covid, finalmente si è riconosciuto il ruolo degli antinfiammatori (e non del paracetamolo) all'inizio dell'infezione. Scopriamo maggiori dettagli nell'articolo seguente.

uomo ricoperto di mascherine, in testa, sugli occhi, sulla bocca
Foto Unsplash | Kashayar Kouchpeydeh

Paracetamolo e vigile attesa. Ricordate il protocollo stabilito dal Ministro Speranza e dal CTS all’esordio della pandemia e rimasto invariato per anni?

Nonostante tantissimi medici urlassero e tentassero di far sentire la loro voce: non era il paracetamolo il principio attivo adatto, perché bisognava abbassare la carica infiammatoria del virus.

E quindi bisognava utilizzare gli antinfiammatori come l’ibuprofene. Ma per anni questi medici e scienziati sono rimasti inascoltati. Adesso dopo 176 mila morti, finalmente, si parla del ruolo fondamentale degli antinfiammatori durante l’esordio dell’infezione da Covid. Scopriamo i dettagli.

Il ruolo fondamentale degli antinfiammatori all’esordio del Covid

Le immagini di inizio 2020 erano drammatiche: reparti di terapia intensiva sovraffollati soprattutto al nord, persone intubate, con caschi, medici nel panico.

Nel frattempo il protocollo che il Governo aveva emanato prevedeva: niente visite domiciliari, paracetamolo e vigile attesa (l’attesa di sentirsi peggio, magari di non respirare).

Ma tantissimi medici avevano già capito che questo non era il metodo giusto per combattere il virus soprattutto nella fase iniziale, in cui bisognava assolutamente abbassare la carica infiammatoria. Quindi niente paracetamolo (che d’altra parte abbassa anche il glutanione) ma ibuprofene e antinfiammatori steroidei e non steroidei.

Questi medici sono rimasti, però, inascoltati per anni. Solo ora, dopo 176 mila morti e dopo essere in assoluto il paese con più morti per Covid in proporzione agli abitanti, nel mondo, si è finalmente compreso il ruolo fondamentale di questi medicinali.

Gli antinfiammatori non steroidei, ma anche in cortisone, non combattono il virus stesso, ma hanno un effetto sul sistema immunitario dell’organismo di abbassare la tempesta infiammatoria, ed è proprio questo effetto che è necessario per il Covid-19 nella fase iniziale.

Ma i medici che durante il lockdown prescrivevano questi medicinali venivano presi per pazzi.

L’importanza di abbassare la carica infiammatoria all’esordio del Covid

Le cellule killer prodotte dalle nostre difese immunitarie non solo distruggono le cellule infettate dal virus, ma anche le cellule polmonari sane e peggiorano le cose. Gli steroidi antinfiammatori frenano le difese del corpo troppo zelanti, aiutando, di conseguenza, a proteggere i polmoni.

Un altro noto farmaco vietato in Italia durante due anni interi, è la famosissima eparina, anticoagulante importantissimo. Anche in quel caso molto medici e scienziati, ostacolati e a volte radiati, avevano già capito che il Covid provocava coaguli e che bisognava intervenire, in alcuni casi specifici, con l’eparina.

Furono anche in questo caso, presi per pazzi. Oggi finalmente si è capito che questo è uno strumento importante nel trattamento precoce del Covid.

La domanda a questo punto sorge spontanea: quanti morti si sarebbero potuti evitare ascoltando la voce di questi medici considerati “eretici”?