Articolo aggiornato il 3 Febbraio 2009
Non è vero che tutto ciò che è naturale debba per forza far bene, oppure, diciamolo meglio, non è sempre vero che sostanze elargite dalla terra si possono consumare senza limiti di quantità, ritenendo che tanto il nostro organismo detiene sempre la capacità di calibrare al meglio ciò che serve per la sopravvivenza allontanando il superfluo; purtroppo non è sempre così. Il risultato è che quando si eccede con una sostanza, anche naturale, i micronutrienti in eccesso spesso si accumulano dando luogo ad altri composti che alla lunga possono persino divenire dannosi.
E ciò che accade, ad esempio, con il cocco, il genuino cocco da spiaggia, uno dei frutti più gustosi e freschi dell’estate cui si sarebbe portati ad assegnare solo doti e prelibatezza eppure, l’innocentissimo cocco, secondo l’American Heart Association e la National Heart Foundation, detiene un concentrato molto elevato di acidi grassi saturi che nell’organismo finiscono per trasformarsi in colesterolo, con il seguito di malattie cardiovascolari che tale composto arreca, al punto che la concentrazione di tali acidi giunge nel frutto fino al 90% .
E c’è addirittura di più, il latte di cocco, che d’estate soprattutto si sarebbe portati a bere come fosse acqua fresca, è una vera e propria “bomba” in fatto di contenuto di colesterolo; un esempio, ogni 100 grammi di tale liquido detiene almeno 10 grammi di acidi grassi saturi, una percentuale elevatissima, se solo si pensa che il latte di mucca nella forma “intero” e guardato spesso con sospetto proprio per l’eccessivo quantitativo di grassi, detiene un quantitativo di grassi pari a 2,3 grammi.
Dunque, anche d’estate, soprattutto i soggetti a rischio o in cura a causa di ipercolesterolemie, dovranno consumare il gustoso frutto, se non possono proprio farne a meno, con estrema moderazione.