Cocaina: così si spegne la dipendenza

Lo studio sugli effetti della dipendenza della cocaina passa dai topi

Articolo aggiornato il 3 Agosto 2007

Un recettore alla base della dipendenza della cocaina
La voglia di cocaina può essere spenta: secondo l’Istituto di Biologia Cellulare del CNR, con a capo il prof Glauco Tocchini-Valentini, vi sarebbe nel prossimo futuro la possibilità di intervenire a livello cerebrale studiando farmaci in grado di spegnere la dipendenza dalla cocaina e, allo stesso modo, come sarà possibile creare farmaci più efficaci per curare malattie importanti come il Parkinson.
Il tutto, proverrebbe dalla constatazione che nel cervello dei mammiferi esiste un recettore, chiamato GPR37, modulando il quale è possibile intervenire efficacemente verso gli obiettivi prefissi dai ricercatori. Lo studio segue la sperimentazione che si è fatta su topi mutanti laddove si è potuto renderli insensibili agli effetti della cocaina proprio intervenendo sul recettore GPR37.
Secondo il lavoro scientifico italiano, pubblicato sulla rivista americana PNAS, a livello dei neuroni risiederebbe il recettore citato, che avrebbe effetti sulla proteina, DAT, che svolge ruolo di trasportatore della dopamina, un neurotrasmettitore che agisce modulando le risposte motorie e comportamentali del soggetto di fronte all’ambiente. Lo studio del trasportatore della dopamina e il suo rilascio del sangue, modulato dal recettore GPR37, ha fatto si che, sperimentalmente, intervenendo su topi modificati ai quali era stato rimosso il gene che produceva tale recettore, gli animali mutavano la risposta verso gli stimoli ed erano meno sensibili, da quel momento in poi, agli effetti della cocaina manifestando una minore dipendenza a queste ed altre sostanze stupefacenti.
Analoga ricerca, condotta presso il Campus “A. Buzzati-Traverso” di Monterotondo, creato nel 1996 dal Cnr, con l’obiettivo essenziale di sviluppare ed internazionalizzare la ricerca biologica e biomedica italiana, a Monterotondo è stata infatti costituita l’infrastruttura in rete dell’Archivio Europeo dei Mutanti (EMMA), unica in Europa, realizzata dal Cnr con il sostegno finanziario dei Programmi Quadro dell’Unione Europea, ha anche dimostrato che la rimozione del recettore GPR37 apre la strada anche verso nuovi farmaci efficaci contro il Morbo di Parkinson, visto che tale recettore, è sensibile anche alle sostanze tossiche legate a questa grave patologia, oltre agli effetti stimolanti delle droghe.
Dunque, la strada verso l’affrancamento dalle droghe e dal Parkinson potrebbe passare da quei farmaci che si potrebbero sviluppare partendo dalla constatazione dei loro effetti inibenti sul recettore GPR37.

Spegnere la dipendenza con due interruttori

Un’altra ricerca è pervenuta a un diverso risultato, comunque incoraggiante per spegnere la dipendenza da cocaina.
La ricerca, che continuerà per ottenere dei risultati ancora più concreti, è stata condotta da un team di studiosi del National Institute on Drug Abuse. Lo studio è stato eseguito sugli animali, dei topolini, nei quali sono stati identificati due recettori cannabinoidi, capaci, rispettivamente, di “accendere” o “spegnere” la voglia di droga. Questi ultimi sono indicati con le sigle Cb1 e Cb2. I ricercatori hanno scoperto che stimolando il recettore Cb2, con determinate sostanze, si spegne la voglia di assumere la droga.
Mentre la stimolazione del recettore Cb1, aumenta il senso del piacere e della ricompensa, causando la ricaduta, anche dopo un lungo periodo di astinenza. Ma quali sono le sostanze che possono stimolare questi due recettori cannabinoidi? La scoperta è stata fatta da un gruppo di studiosi, guidati dal dottor Zheng-Xiong Xi, in particolar modo sulla stimolazione selettiva del recettore Cb2. Questi risultati potranno, un giorno, essere la base per la creazione di un farmaco selettivo su questo recettore, in modo tale da spegnere la voglia di cocaina.
Aggiornamento a cura di: Redazione Tanta Salute

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