Articolo aggiornato il 12 Febbraio 2021
Quanto tempo si rimane immuni dopo aver contratto il Coronavirus? E come si quantifica la risposta immunitaria alla vaccinazione anti Covid-19? A un anno dalla sua prima apparizione, sono ancora molti gli interrogativi che attanagliano la comunità scientifica in merito alla natura e alla diffusione del virus. Ed è proprio a queste domande che si prefigge di rispondere un nuovo studio, avviato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), su proposta e coordinamento di Daniela Corda, direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche, in collaborazione con Mario De Felice, Giorgio Iervasi e Giovanni Maga. Tra gli istituti coinvolti, ci sarà anche il Centro interdipartimentale per l’etica e l’integrità della ricerca, che, insieme al Cnr, ha delineato un progetto per ottenere informazioni importanti e accurate sulla risposta all’infezione.
Lo studio mira a costruire una genoteca
I ricercatori valuteranno, innanzitutto, la presenza di anticorpi nel siero dei partecipanti allo studio. In un secondo momento, fra circa 10 o 12 mesi, sarà possibile trarre le prime informazioni sulla risposta alla vaccinazione.
“Dai prelievi di sangue si potrà costruire una genoteca che permetterà di valutare possibili alterazioni o caratteristiche genetiche associate alla suscettibilità alla malattia o alla resistenza all’infezione“, spiega il presidente del Cnr Massimo Inguscio.
Lo studio, dal nome SerGen-Covid-19, avrà una durata di almeno due anni e “mira alla realizzazione di una raccolta dati sulla larga scala” per studi retrospettivi e prospettici in ambito Covid-19, come spiega Daniela Corda.
Chi parteciperà alla ricerca del Cnr
A partire dai 100 mila partecipanti reclutati nell’ambito dello studio EPICOVID-19 nella primavera del 2020, verranno selezionati su base volontaria altri 10 mila partecipanti. I volontari dovranno recarsi in uno sette centri individuati su base nazionale, che si trovano rispettivamente in Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Lazio, Toscana e Lombardia, per un prelievo di sangue che sarà ripetuto dopo 5 e 10 mesi.
Quali sono gli obiettivi di questo studio
Oltre a valutare la risposta immunitaria, questo studio consentirà di analizzare la modificazione della sieropositività nel tempo. Ma anche identificare biomarcatori del tipo di risposta all’infezione e valutare l’effetto delle procedure vaccinali sull’andamento temporale della sieroprevalenza. Sarà fondamentale anche nella costruzione di una sieroteca e una genoteca nel rispetto dei severi standard della infrastruttura europea di biobanche e risorse di ricerca biomolecolare.
“I fondi per lo studio provengono dalla dotazione dell’Ente e l’indagine verrà condotta in collaborazione con colleghi universitari e ospedalieri”, per una ricerca scientifica attenta ai bisogni della società, come spiega Inguscio. Lo studio rientra in un piano triennale che prevede una misura di finanziamento dedicata alla progettualità dei ricercatori dell’ente, che va dalle priorità della biomedicina in tempi di pandemie alle filiere agro-alimentari dopo il Covid-19.