Sono tante le donne che hanno delle cisti ovariche, problema che può generare disturbi a volte più difficili da sopportare, ma che può essere tenuto a bada grazie alle indicazioni del proprio medico. Ecco come fare.
Ogni donna dovrebbe sottoporsi almeno una volta all’anno, non solo in età fertile, a una visita ginecologica per avere la garanzia che l’apparato riproduttivo funzioni regolarmente e, se necessario, agire in modo tempestivo. Tra i disturbi che possono essere diagnosticati in questa occasione ci sono le cisti ovariche, piccole sacche piene di liquido che si formano all’interno o sulla superficie delle ovaie, le due strutture della grandezza di una mandorla situate ai lati dell’utero.
È proprio all’interno delle ovaie che maturano gli ovuli destinati alla riproduzione, per poi essere rilasciati ogni mese al momento delle mestruazioni. Si tratta di un disturbo piuttosto frequente e che non dà grandissimo malessere, anzi in alcuni casi diventa impossibile arrivare a una diagnosi senza un’ecografia transvaginale. Anzi, in alcuni casi possono scomparire in maniera automatica senza doversi sottoporre ad alcuna cura.
Cisti ovariche: i disturbi sono minimi
In genere le cisti ovariche possono essere di due tipi: funzionali o patologiche. Nel primo caso sono legate al ciclo mestruale, non a caso le hanno le donne che sono in età fertile. Nel secondo caso, invece, sono ono causate da una crescita cellulare anomala (tumore benigno) e sono eno comuni, possono formarsi sia prima sia dopo la menopausa e possono essere generate da cellule legate all’ovulo o da cellule che rivestono la parte esterna delle ovaie. Sono comunque nella maggior parte dei casi asintomatiche.

Le cisti tumorali sono più rare e si sviluppano in genere nelle donne non più giovanissime. Tra i fattori di rischio ci sono familiarità per tumori ovarici, tumore al seno o tumore al colon-retto, prima gravidanza dopo i 35 anni o nessuna gravidanza, obesità e dieta eccessivamente ricca di grassi, uso di estrogeni dopo la menopausa, applicazione di talco nella zona vaginale, utilizzo di farmaci per la fertilità (soprattutto se poi la ricerca di gravidanza non fosse andata a buon fine), età (nella maggior parte dei casi la diagnosi arriva dopo i 63 anni).
La loro dimensione può variare, si va da pochi millimetri sino a 10 centimetri e possono essere monolaterali o bilaterali.

Le cisti ovariche vengono diagnosticate attraverso la visita ginecologica, ma si può sospettare di averne una se dovessero essere riscontrati alcuni sintomi. Tra quelli più comuni ci sono febbre frequente, dolore o fastidio intestinale, minzione frequente, per la pressione della cisti sulla vescica, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia), dolore o senso di peso pelvico, che si intensifica nel periodo intorno al ciclo mestruale.
Anche se si tratta di una situazione rara, in alcuni casi le cisti possono torcersi e causare dolore fortissimo, al punto tale da richiedere un intervento chirurgico per la loro rimozione. È bene contattare il proprio ginecologo di fiducia se si dovessero riscontrare irregolarità del ciclo mestruale, aumento di volume dell’addome e dolori pelvici. Molto spesso il problema può essere risolto, se la paziente è d’accordo, attraverso l’assunzione della pillola anticoncezionale. Questa può non solo portare al loro riassorbimento, ma anche ridurre le possibilità che se ne possano formare di nuove, oltre a diminuire la possibilità di andare incontro a un cancro ovarico.
Un’operazione chirurgica vera e propria viene invece consigliata qualora la formazione dovesse cambiare forma, al punto tale da far sospettare la natura maligna o borderline. Se si dovesse trattare di masse maligne potrebbe essere necessario asportare anche l’utero e l’ovaio contro laterale.