Alimenti in fase di degenerazione organica: quando la muffa può rivelarsi pericolosa per la nostra salute o meno.
Ogni composizione organica alimentare è soggetta ad una degenerazione progressiva nel tempo, soprattutto laddove il cibo non venga conservato adeguatamente. Si forma così la muffa, principale responsabile delle intossicazioni e dell’insorgenza di disturbi gastrointestinali. Le muffe più pericolose per la salute dell’uomo sono le micotossine, le quali si dividono in aflatossine e patulina.
Nel primo caso, ci riferiamo alle sostanze presenti in mangimi, cereali, farina, ma anche nel latte e nella frutta secca; la patulina invece è riconducibile alla famosa muffa associata alla frutta e alla verdura. Mentre le prime colpiscono principalmente il fegato, le seconde intaccano i reni.
Esistono poi delle muffe che invece non rappresentano un pericolo per la nostra salute: parliamo ad esempio della composizione del gorgonzola e di formaggi simili, ma anche della formulazione di alcuni antibiotici, penicillina inclusa. A questo punto, è importante sapere quando effettivamente possiamo salvare un alimento dalla sua degenerazione organica. In alcuni casi infatti, è possibile rimuovere la parte colpita, per salvare la materia ancora commestibile.
Prima di questo, sottolineiamo che la formazione della muffa dipende principalmente da un fattore di umidità, di conseguenza è opportuno fare in modo che non si accumuli all’interno del frigorifero, soprattutto in prossimità della frutta e della verdura.
Alimenti che presentano della muffa: quando non si possono salvare
Alcuni alimenti devono essere gettati assolutamente laddove dovessero presentare anche minime zone contaminate dalla muffa:
- Carne e pesce: per prevenire la contaminazione, consigliamo di riporle nel congelatore. Un minimo accenno di muffa, vi costringerà a gettare l’intero prodotto alimentare;
- Frutta secca/spezie: contengono una quantità notevole di spore, vanno gettate al primo segnale, in quanto molte potrebbero non essere visibili;
- Succhi di frutta: una piccola quantità di micotossine è sufficiente a contaminare l’intero contenuto della bottiglia, non sarà più commestibile;

- Frutta e verdura: vale il medesimo discorso associato ai succhi di frutta. Esistono infatti particelle di muffa che non sono visibili ad occhio nudo, di conseguenza la presenza della muffa sulla superficie, indica chiaramente la contaminazione dell’intero frutto.
- Confetture e marmellate: laddove la confettura contenga dello zucchero, è possibile salvare la parte “sana”. E’ importante rimuovere la parte contaminata, per poi cuocere nuovamente la confettura fino a bollore, in modo da rimuovere eventuali tossine. Nel caso in cui il prodotto sia invece dietetico, e quindi privo di zuccheri aggiunti, l’alimento non può essere salvato.
- Formaggi: nel caso dei formaggi magri e freschi, una minima presenza di muffa vi costringerà a gettare l’intero prodotto; per i formaggi stagionati invece (parmigiano e pecorino ad esempio) è sufficiente rimuovere lo strato contaminato.
- Pane: il pane contaminato deve essere gettato interamente, in quanto la micotossina sviluppata nella struttura tende ad espandersi repentinamente. Persino il contenitore del prodotto va lavato con agenti igienizzanti potenti. Nel caso ad esempio delle confezione della Mulino Bianco, un minimo accenno di muffa deve rappresentare un campanello d’allarme.